Parla l’avvocato che difende i tifosi raggiunti da provvedimento di DASPO dopo Salernitana -Spezia Era il 31 luglio scorso; allo Stadio Arechi si gioca Salernitana – Spezia, partita determinante per l'accesso ai playoff di Serie B. Il match viene giocato a porte chiuse ma la passione dei tifosi è tanta da non voler far mancare come solito il loro apporto ed il loro affetto ed allora per essere presenti, si pensò di accompagnare la squadra nel suo “viaggio verso l’ingresso dell’Arechi” ed incitarla con cori e fumogeni (come da tradizione), quasi ad emulare lo spettacolo che siamo abituati a vedere sui gradoni della curva sud “Siberiano”.

L'incitamento è costato purtroppo un procedimento finalizzato all'irrogazione di DASPO ad alcuni tifosi, come ci racconta l’avvocato Ciro Romano che difende i malcapitati in causa: “Per ora solo quattro avvisi di procedimento amministrativo per altrettanti tifosi – commenta – nella relazione della Polizia di Stato viene contestata la violazione degli articoli 6 bis e 6 ter della legge 401 dell’89 per aver acceso delle torce nel piazzale dello Stadio”. La legge citata è quella che reprime la violenza in occasione di manifestazioni sportive, e gli articoli 6 bis e ter focalizzano l’eventuale reato nel possesso e nel lancio di materiale pericoloso, scavalcamento e invasione di campo in occasione di tali eventi.

In base a quanto detto le persone incriminate (che ora sono quattro ma ci si aspetta altri provvedimenti analoghi) rischiano un DASPO che va da uno ad otto anni ma anche un processo penale che poi è l’obiettivo primario da scongiurare per Romano: “Se la legge 401/89 serve per tamponare la violenza negli stadi, la stessa non si può applicare per una manifestazione pacifica dove tra l’altro non c’era la tifoseria avversaria in quanto a porte chiuse, dove non c’è stato lancio di alcun petardo e quindi alcuna condotta violenta e dove c’era tra l’altro la presenza sul posto della stessa Polizia e della Digos”. Ed a tal proposito continua Romano - “Una cosa che mi lascia perplesso è che sul posto erano presenti le forze dell’ordine che hanno visto questi cartoni di fumogeni aperti e distribuiti. Io ho difeso e difendo molte tifoserie di altre città d’Italia. La Digos di Salerno si è sempre contraddistinta per correttezza e rispetto. Perché in quell’occasione non hanno svolto azione preventiva, se secondo loro tale situazione poteva configurarsi in eventuale e successiva pericolosità o violenza?”.

Insomma una sorta di tacito assenso secondo Romano che ora, tecnicamente parlando, ha una ventina di giorni per produrre memoria difensiva e sessanta giorni per impugnare poi il daspo innanzi al TAR: “Il Daspo molto probabilmente arriverà, i ragazzi poi rischiano un processo penale per la violazione degli articoli 6 bis e 6 ter della legge 401/89 con pene che vanno da sei mesi a quattro anni di reclusione e con multe da 1000 a 5000 euro. La pena sarebbe comunque sospesa perché sono tutti incensurati, ma rischiano di sporcarsi la fedina penale, e ciò va scongiurato. Se l’autorità giudiziaria comprenderà che l’azione penale è qualcosa di più serio rispetto a ciò che è successo fuori dallo stadio Arechi quel 31 luglio i ragazzi non andranno a processo; in caso contrario non c’è alternativa”. Complessivamente l’avvocato Romano, analizzando i fatti accaduti anche successivamente l’evento Salernitana- Spezia, ritiene che c’è, secondo una sua semplice idea, una sorta di censura profonda verso la tifoseria granata o meglio le “anime granata” come da egli stesso definite, nel momento in cui il tutto coincide con la protesta verso la multiproprietà: “Nel momento in cui c’è stato un grande risveglio popolare arrivano questi provvedimenti. Una coincidenza che potrebbe far comodo a qualcuno. Un motivo in più per fare giustizia”

INTERVISTA REALIZZATA CON IL CONTRIBUTO DEL COLLEGA ERNESTO CURCIONE