La Salernitana si ritrova all’alba della gara più importante dell’anno – il ritorno dei playout contro la Sampdoria – in piena emergenza sanitaria: un’intossicazione alimentare ha messo ko otto calciatori e diversi membri dello staff tecnico. Una notizia che scuote l’ambiente granata già provato da una stagione deludente e da un’andata dei playout giocata con un approccio molle e impalpabile.

A confermare la gravità della situazione è stato il direttore sportivo Marco Valentini, intervenuto ai microfoni del TGR Campania: “Abbiamo lo staff e otto giocatori fuori uso. La priorità ora è il recupero della salute di tutti. Ci auguriamo che in 48 ore si possa tornare alla normalità per affrontare il ritorno con il massimo della regolarità”.

Ma regolarità e serietà sono concetti che a Salerno, in questa stagione, si sono visti troppo poco. E se il destino dei granata dovesse definitivamente scriversi con l’amara parola "retrocessione", non basterà appellarsi alla sfortuna o a un’intossicazione dell’ultimo minuto. Il fallimento sarebbe chiaro, netto, e con precise responsabilità.

A cominciare proprio da Marco Valentini, il cui operato nel mercato di gennaio è stato disastroso. Gli innesti, presentati come possibili rinforzi, non hanno inciso minimamente. Nessuna scossa, nessun leader, nessuna energia nuova. Solo profili mediocri, inadeguati per una squadra che aveva l’obbligo di salvarsi o, almeno, evitare il baratro attraverso i playout.

E poi c’è l’atteggiamento. Contro la Sampdoria, nella gara d’andata, la Salernitana è sembrata spaesata, priva di idee, lenta, senza grinta. E no, non è una questione di "non si giocava da un mese", perché nemmeno la Sampdoria aveva partite ufficiali alle spalle. La differenza l’ha fatta la preparazione, la testa, il lavoro settimanale. Mentre i blucerchiati hanno studiato la partita nei minimi dettagli, Marino e i suoi sono parsi in villeggiatura, quasi rassegnati al proprio destino.

Se a questo si aggiunge una stagione intera passata tra scuse e rinvii, tra blackout mentali e dichiarazioni vuote, allora l’analisi è semplice quanto dura: la retrocessione sarebbe la naturale conseguenza di una gestione tecnica e dirigenziale fallimentare.

Non è il tempo degli alibi, né dei comunicati rassicuranti. È il momento di guardare in faccia la realtà. La città di Salerno, che vive visceralmente per la maglia granata, non merita questa umiliazione calcistica. Non merita di vedersi presa in giro da chi, in campo e fuori, non ha mai dato la sensazione di lottare davvero per questi colori.

Serviranno due gol alla Sampdoria, senza subirne. Un’impresa quasi impossibile, soprattutto per una squadra che – a dispetto delle parole – ha spesso dimostrato di non avere il cuore e il carattere necessari per compiere queste rimonte. Ma se c’è ancora un briciolo di dignità in questo gruppo, allora lo si vedrà venerdì sera. Altrimenti sarà il silenzio, e la Serie C, a parlare per tutti.