“Salerno non merita la Serie C, da domani parte il rilancio”: Milan promette una nuova era dopo il disastro
Ma la città non crede più alle parole, ora pretende solo i fatti

Il giorno più triste della storia recente granata si è consumato domenica 22 giugno. La Salernitana retrocede in Serie C dopo il ko nel ritorno playout contro la Sampdoria, che conduceva 2-0 al momento dell’interruzione del match al 66’, avvenuta in un clima di contestazione feroce. Sedili lanciati, fumogeni in campo, nervosismo alle stelle: la curva granata ha detto basta. Dopo due stagioni disastrose, la pazienza è finita. I tifosi non vogliono più sentire parole: vogliono solo rispetto e risultati.
Eppure, parole ce ne sono state tante. Quelle di Maurizio Milan, amministratore delegato del club, che in sala stampa ha scelto di affrontare la stampa e la città: “Questa è una notte dolorosissima – ha esordito – per noi, per la città, per i tifosi. Non userò frasi di circostanza. La delusione è enorme. Ma non ci nascondiamo. Non ci sono alibi. Gli episodi della gara, come il gol annullato o il rigore non concesso, ci hanno innervosito. Ma la verità è che non dovevamo arrivare a questi playout”.
Il dirigente ammette il fallimento: “Gli errori sono sportivi, ma soprattutto gestionali. Le responsabilità ricadono su chi ha guidato il club, su chi ha preso decisioni, e in primis su di noi che abbiamo scelto quelle figure. Abbiamo investito tanto, soprattutto a gennaio, su giocatori che avrebbero dovuto garantire una ripartenza. Ci aspettavamo molto di più. E invece è stato un disastro sportivo sotto ogni punto di vista”.
Milan rivendica però l’intenzione di non mollare: “Non faremo passi indietro. Con la proprietà abbiamo già iniziato a impostare un nuovo corso. Lo faremo anche se da una categoria diversa. Da domattina si lavora. Ripartiremo con una squadra pronta fin dal ritiro. La programmazione non sarà più rimandata. Abbiamo capito dove abbiamo sbagliato e non ripeteremo gli stessi errori”.
Parole dure anche su alcune scelte tecniche: “Abbiamo dato carta bianca a chi non ha saputo guidare la squadra. Non ci siamo intromessi in scelte tecniche, e forse è stato un errore. Non siamo uomini di calcio, siamo uomini d’azienda. E nel calcio, se sbagli le persone, fallisci. Questo è un insegnamento che ci porteremo dietro”.
Sul caso Lovisa, Milan chiarisce: “Non abbiamo mai parlato con Lovisa. Lo faremo da domani mattina. Era una delle figure nella lista di interlocutori che avevamo già preparato in vista della prossima stagione. Speravamo di tenerli nel cassetto, ma ora è tempo di agire. Per la Serie C vogliamo professionisti competenti. Il direttore sportivo? Lo deciderò io insieme a Iervolino”.
E a proposito del presidente, Milan ha spiegato l’episodio che ha fatto discutere: “Iervolino ha lasciato lo stadio dopo la sospensione del match. Era furioso. Con la squadra, ma soprattutto con le persone di cui si era fidato. Non riusciva a rimanere seduto. Abbiamo parlato fino a pochi minuti fa: è presente, e lo sarà ancora. Ha ritrovato quella passione per la gestione diretta del club. Se pensavamo di farlo dalla caffetteria, adesso lo faremo dalla Serie C”.
Sulla partita sospesa, Milan commenta: “Condanniamo ogni episodio di violenza, ma capiamo anche la rabbia di una tifoseria che si è sentita tradita. Se ci si ritrova a lottare per non retrocedere, quando le premesse erano ben altre, è normale che l’animo si accenda. Gli episodi arbitrali hanno contribuito, ma la frustrazione nasce da molto prima”.
E sulla battaglia legale, il dirigente insiste: “Dal 13 maggio non abbiamo più giocato lo stesso campionato. Continueremo a portare avanti i ricorsi, perché riteniamo che ci siano stati procedimenti anomali. Ma attenzione: non stiamo cercando alibi. Il campo è l’unico giudice, e oggi il verdetto ci condanna. Lo accettiamo, con l’amarezza di chi sa di aver sbagliato. Ma non resteremo inermi. Da domani si lavora per rifondare tutto”.
Sul futuro, Milan è netto: “Snelliremo l’organizzazione interna, introdurremo nuove figure, cambieremo metodo. Questa retrocessione ci obbliga a fare pulizia. Dobbiamo meritare di nuovo il rispetto della piazza. Anche la politica sta facendo uno sforzo per rifare lo stadio. Non possiamo deludere ancora questa città. Salerno non merita la Serie C, lo dico con convinzione. Ma per uscirne, servono solo i fatti”.
Parole che però non bastano più a una città ferita. I tifosi della Salernitana sono stanchi di promesse e proclami. Vogliono azioni concrete. Vogliono rispetto. Vogliono vedere una squadra vera, che lotti con dignità, non figuranti in cerca di ingaggi facili. La Serie C sarà un calvario, ma potrebbe essere anche un nuovo inizio. Solo a patto che chi ha fallito davvero faccia un passo indietro, e chi resta lo faccia con umiltà e competenza. Perché il popolo granata ha già dato. Ora non aspetta più parole. Aspetta solo risposte. Sul campo.