Sarnano 2020. Mai così desolato. I tifosi hanno alzato la voce. Un messaggio chiaro e diretto. Mentre la Salernitana si appresta a vivere un'altra stagione scialba e impersonale. A guardare le altre festeggiare e accontentarsi di una piatta Serie B. E il tutto va imputato alla proprietà. All'operato discutibile della dirigenza. Ma quest'anno si rischia grosso. Perché mister Fabrizio Castori ha in mano un gruppo mediocre. Sul piano quantitativo e, di conseguenza, qualitativo. Nulla da affermare sulla squadra e sullo staff tecnico che, nel ritiro marchigiano, hanno lavorato bene e con i mezzi a disposizione. Irrita, al contrario, l'atteggiamento disinteressato dei patron e del direttore sportivo.

La Bersagliera rischia una smobilitazione al termine della prossima stagione sportiva. Si fa e si disfa. Si costruisce e si distrugge. È successo con Colantuono e con i predecessori, si è ripetuto con Ventura. E, adesso, accade nuovamente. A Sarnano, per ovvi motivi numerici, il tecnico ex Trapani ha dovuto contare sui collaboratori del gruppo di lavoro. Pestrin utilizzato nei movimenti in campo, Cicerelli a coprire zone di campo non adatte alle sue qualità, il giovane Galeotafiore spostato a centrocampo. Una situazione incomprensibile a circa 20 giorni dal fischio d'inizio del campionato. E i dubbi che aumentano ulteriormente con le operazioni dal mercato.

In attesa di capire - e questo fa abbastanza scalpore dopo il ritiro - se il blocco Lazio verrà riconfermato, per la Salernitana saranno tutte trattative in prestito. La lista dei giocatori di proprietà resta immutato o potrebbe addirittura subire un regresso (Djuric è in orbita Sampdoria, ndr). Si punterà alla valorizzazione di calciatori da terze squadre. Dal Napoli al Genoa. Con i soliti procuratori chiamati in causa. A giugno prossimo, dunque, si rischia l'ennesima decomposizione della rosa. Nessun progetto a lungo termine, si tira avanti alla giornata. All'insegna dell'improvvisazione e dell'indietreggiamento.

Piazza mortificata, patrimonio distrutto e gloriosa storia bistrattata. Salerno non ha nulla da invidiare alle blasonate squadre e alle piccole realtà in costante crescita ogni anno. I sostenitori granata, i club e i gruppi organizzati hanno tolto la fiducia a una società che, in un quinquennio, ha affrontato fallimenti tecnici e non ha restituito amore alla città. E la motivazione dell'assenza dei tifosi all'Arechi non sarà più attribuibile solo al Covid.

Salerno, la Salernitana e i salernitani hanno bisogno di altro. Tutti hanno il diritto di sognare. È tempo che anche il colore granata possa tornare a brillare e ambire agli alti traguardi.