La Salernitana spreca l’ennesima occasione per rilanciarsi: contro il Trapani arriva solo un 1-1 che sa di passo falso. Siciliani avanti con un tiro sporco di Grandolfo che sorprende Donnarumma, risposta granata affidata alla splendida punizione di Anastasio. Nella ripresa i cambi di Raffaele accendono un po’ la manovra ma non basta per trovare il gol partita. Tanta frenesia, molte proteste, qualche occasione gettata via e la sensazione di una squadra che fatica a trovare identità, ritmo e continuità.


Pagelle Salernitana

DONNARUMMA 5,5
Sul tiro di Grandolfo viene tradito dalla deviazione, ma la posizione non sembra impeccabile: è mezzo passo troppo avanti e arriva in ritardo sulla traiettoria. Per il resto, quasi mai chiamato a interventi complicati, resta più spettatore che protagonista. Proprio per questo, quel singolo episodio pesa tantissimo sul giudizio: quando hai poco lavoro e l’unico tiro sporco finisce in rete, è difficile assolvere del tutto il portiere. In uscita, soprattutto nei palloni “sporchi” nell’area piccola, non trasmette quella sensazione di dominio della zona che servirebbe.

MATINO 5
A uomo, in copertura, riesce a cavarsela a tratti. Appena deve giocare il pallone, però, emergono tutti i limiti: controllo lento, conduzione macchinosa, scelta quasi sistematica del retropassaggio invece che della verticalizzazione. A inizio secondo tempo firma una chiusura in scivolata che evita un potenziale guaio serio, ma è un lampo isolato dentro una prova anonima. Resta in campo fino alla fine, più per mancanza di alternative reali che per meritata promozione.

GOLEMIC 5,5
Sul gol di Grandolfo è in ritardo nell’uscita, la deviazione rende la conclusione imparabile ma lui legge tardi il movimento. Ha però il merito di prendersi responsabilità palla al piede, con quella percussione centrale che porta alla punizione poi trasformata da Anastasio. Alterna interventi puliti a qualche rischio gratuito in impostazione, forzando uscite palla al piede che fanno tremare l’Arechi. Nel finale si fa anticipare da Carriero in un colpo di testa potenzialmente sanguinoso: disattenzione grave, che gli costa mezzo voto.

ANASTASIO 6,5
Un avvio timido, con qualche errore di misura nei dialoghi stretti, poi cresce col passare dei minuti. Dalla sinistra inizia a confezionare una serie di traversoni insidiosi, alzando qualità e fiducia. La cartolina della sua partita è, ovviamente, la punizione del pareggio: rincorsa corta, piede sinistro morbido e palla che si infila all’incrocio, restituendo ossigeno alla squadra e a lui stesso dopo un periodo complesso. Dietro non è irreprensibile in ogni lettura, ma la giocata da fermo pesa tantissimo e lo fa uscire dal campo come uno dei pochissimi davvero in grado di incidere.

LONGOBARDI 6,5
Tra i titolari offensivi è quello che accende più spesso il motore. Si butta dentro l’area con convinzione, attacca il secondo palo con cattiveria e per due volte viene anticipato da Giron all’ultimo momento. Palla al piede prova a saltare l’uomo, si rialza dopo ogni contrasto e riparte: l’azione in cui slalomeggia e serve a Inglese un pallone d’oro, sprecato con un tacco incomprensibile, è l’emblema della sua prestazione. Cala nella parte finale, complice la stanchezza, ma è uno dei pochi a dare profondità e a strappare applausi sinceri.
Dal 26’ st ACHIK 5
Doveva portare velocità e imprevedibilità, finisce per perdersi in proteste e nervosismo. Dialoga più con l’arbitro che con i compagni, rimedia un giallo che poteva evitare e, quando ha la grande chance sul destro, calcia male, con il corpo all’indietro e zero convinzione. Pochi minuti, ma sufficienti a confermare l’idea di un talento ancora troppo discontinuo.

TASCONE 4,5
Uomo di fiducia di Raffaele, stavolta non ripaga la stima. Tocca molti palloni ma li utilizza quasi sempre per frenare il gioco anziché accelerarlo: rallenta la manovra, sceglie troppo spesso il passaggio all’indietro e non accompagna l’azione in avanti con la necessaria decisione. In un reparto che avrebbe bisogno di gamba, ritmo e aggressività sulle seconde palle, appare lento, prevedibile e poco brillante. L’unico lampo è il filtrante che apre una buona situazione per De Boer nella ripresa, ma è un episodio isolato in una prestazione nettamente sotto standard.
Dal 37’ st QUIRINI s.v.
Gettato nella mischia fuori ruolo, più da mezzala che da quinto, prova subito il tiro che viene murato e genera il check al VAR per il possibile rigore. Troppo poco tempo per incidere davvero, non porta però la scossa che ci si attendeva.

CAPOMAGGIO 5
Il “soldato Galo” vive una serata storta. Prova a fare da collante tra difesa e trequarti, ma trasmette più nervosismo che ordine. Il pallone scagliato in avanti con rabbia racconta bene la sua gara: più reazione istintiva che lettura lucida dei momenti. In apertura di ripresa tenta una progressione centrale, stringendo i denti e provando a dare il la alla squadra, ma resta un lampo isolato. Gli manca la solita intensità feroce e, quando lui non fa da faro, la Salernitana perde un punto di riferimento fondamentale in mezzo al campo.

DE BOER 5
È il termometro della mediana, e il fatto che il centrocampo non riesca mai davvero ad accendersi spiega bene anche la sua prova. Nel primo tempo ha al piede un’occasione importante ma calcia addosso a Galeotti; più tardi, in area, trova solo la zampata fuori misura. In fase di non possesso non riesce a portare pressione alta sui portatori di palla del Trapani, che impostano con eccessiva tranquillità. Talentuoso, sì, ma ancora lontano da quella continuità di rendimento che servirebbe per prendersi la squadra sulle spalle.
Dal 37’ st KNEZOVIC s.v.
Subentra per dare centimetri e presenza in area. La partita gli offre subito un colpo di testa invitante sul cross di Liguori, ma la frustata finisce alta. Poteva firmare la serata, resta invece solo il rimpianto.

VILLA 5,5
Nel primo tempo confeziona uno dei pochi palloni “puliti” dalla corsia: controllo elegante e cross teso, da esterno vero. Dopo quell’acuto, però, si vede sempre meno. Il suo consueto moto perpetuo si accende a intermittenza, senza la continuità di spinta che di solito lo caratterizza. Non commette errori clamorosi, ma nemmeno lascia il segno né in fase offensiva né in copertura. Prestazione piatta, lontana dalla versione più affidabile di sé.

FERRARIS 5,5
Parte con piglio deciso: mancino violento dalla distanza su cui Galeotti deve volare e bel pallone scaricato per De Boer su un’azione promettente. Quando sembra aver trovato la misura, però, si scollega piano piano dal gioco e finisce ai margini della manovra. La sua sostituzione sorprende una parte dell’Arechi, ma, ai punti, resta comunque un passo sotto la sufficienza: qualche spunto, poca continuità.
Dal 18’ st FERRARI 6,5
Impatto immediato. Appena entra chiama subito Galeotti a un intervento d’istinto con un piatto ravvicinato, poi si muove bene tra le linee, attacca la profondità e prova a farsi trovare pronto negli ultimi sedici metri. Nel finale arriva in ritardo sul cross di Achik, sprecando una potenziale palla-gol, ma è uno dei pochissimi a dare davvero la sensazione di poter cambiare il copione. Sul contatto in area avrebbe probabilmente meritato il rigore, se non ci fosse stato il precedente tocco di mano. È il volto più vivo dell’ultima mezz’ora granata.

INGLESE 4,5
Illude nei primi minuti, quando viene incontro, pulisce qualche pallone e prova a far salire la squadra. Dopo il gol del Trapani si spegne progressivamente fino a uscire dal match. L’episodio che sintetizza la sua partita è il tacco tentato sull’assist perfetto di Longobardi: deve solo spingere in porta, sceglie la giocata estetica, manca il pallone e sciupa la palla del possibile 2-1. Da lì in poi vaga per il campo senza mai dare l’impressione di poter fare male. Resta in campo troppo a lungo, accompagnato dai fischi al momento del cambio: bocciatura sonora e difficile da contestare.
Dal 37’ st LIGUORI s.v.
Pochi minuti ma ben sfruttati: il cross morbido per Knezovic è un invito da spingere in rete. Entra tardi, ma lascia la sensazione di poter incidere di più con un minutaggio diverso.

ALL. RAFFAELE 4,5
La percezione è quella di una squadra in lenta ma costante regressione. Il distacco dal Catania – cinque punti – è solo un dato, ma racconta bene quanto la corsa si stia complicando. Ancora più grave è la fatica nel produrre gioco pulito e occasioni realmente nitide: la Salernitana è lenta, prevedibile, spesso sulle gambe. Perfino i “fedelissimi” sembrano aver smarrito sicurezza. La scelta di tenere Inglese in campo così a lungo, in queste condizioni, pesa come un macigno e si trasforma in un boomerang tecnico e ambientale.
I cambi della ripresa portano un po’ di energia, ma appaiono più come mosse dettate dalla necessità che il frutto di un progetto chiaro. Il problema, però, non è solo tattico: se la società non interviene con decisione – nelle scelte sulla guida tecnica o sul mercato – il rischio è che questa crisi diventi strutturale. Ora il club è chiamato a prendersi responsabilità pubbliche e a dire, con nettezza, che cosa vuole davvero da questo campionato.