È incredibile, per certi versi, pensare come il momento probabilmente più buio e drammatico della centenaria storia granata, coincida con quello della disputa del campionato di Serie A.

Una serie A tanto attesa dai tifosi granata da 23 anni, quanto maledetta per quello che si sta consumando in campo e soprattuto fuori dal rettangolo di gioco.

Eppure annate disastrose, cominciate male e finite peggio, fallimenti sportivi e societari, ce ne sono stati eccome nella storia granata, ma un clima di tale rassegnazione misto ad impotenza ed incertezza sul prossimo futuro raramente si era registrato all’ombra del Castello Arechi.

E quella categoria, tanto agognata, sta solamente amplificando e portando alla ribalta nazionale quel malessere in cui versano i tifosi granata ormai da diversi anni a questa parte nei confronti di una società sempre stata anni luce distante dalla passione dei tifosi granata.

La Salernitana ormai, per usare una metafora, è come quel malato terminale che giace su un letto di ospedale è tenuto in vita solamente da una macchina chiamata FIGC.

E martedì toccherà al “dottore” Gravina decidere se staccare o meno la spina e procedere così ad una “eutanasia“ sportiva o far allungare questa agonia.