Dia

65^ minuti di intensità, abnegazione, copertura precisa degli spazi e grande qualità nella proposizione delle azioni offensive ove è mancata la precisione ed un pizzico di buona sorte (vedasi fuorigioco in occasione del pareggio che sarebbe stato meritatissimo). Al cospetto di una rosa potenziata rispetto alla squadra dell'anno scorso, vice campione d'Europa, la Salernitana ectoplasmatica di Empoli, ha cambiato pelle, giocando con acume tattico e lucidità al cospetto di una corazzata.

Fin quando dalla panchina, il quasi ex di turno, Simone Inzaghi, non ha deciso di schierare un campione del mondo, tale Lautaro Martinez, bravo e spietato nelle occasioni in cui, di destro e sinistro, ha colpito, sfruttando le solite ingenuità dei singoli (vedasi secondo goal).

La differenza la fa l'organico:l'undici dell'Inter schierato sul rettangolo verde era già di per se una corazzata: i subentrati a venti minuti dalla fine, dopo un tempo e mezzo di lotta, hanno tramutato l'Inter in una super stella che ha brillato sulla coda di cometa di una Salernitana che a quel punto era troppo stanca oltre che fragile per poter reagire, finendo per perire oltre ogni proprio demerito un risultato bugiardo nelle proporzioni.

Già perchè la prestazione di carattere e qualità proposta con una squadra di altra categoria fa il palio con l'ecotplasma amorfo non sceso in campo ad Empoli ove le scelte di Paulo Sousa sono state dallo stesso delegittimate appena tre giorni dopo la debakle in Toscana.

Ed allora ci si chiede perchè al cospetto dei Toscani che per la prima volta sono andati in rete in campionato proprio contro i granata, il tecnico lusitano non abbia derogato da quel modulo 3-4-2-1 ormai impraticabile per una serie di ragioni (assenza di palleggiatore, difensore centrale bravo nell'impostazione, centrocampista in grado di spezzare il giuoco avversario).

L o spartito tattico proposto con l'Inter, il 4-3-2-1 al cospetto di una mediana di valore europeo, ha esaltato le qualità di Legowsky e kastanos ai lati di Bohinen, finalmente apparso all'altezza della situazione essendo, ormai, noto ai più, la propria incapacità di adattamento ad una mediana a due.

Martegani, tutto sinistro e di grande intelligenza-acume tattico, schierato da trequartista, ha dimostrato di valere eccome un certo Vilhena (dai contestatori, ora, tanto osannato come salvatore della Patria)

Ed ancora, la coppia Cabral-Dia, sempre sgusciante, tecnica, capace di impensierire i centrali nero-azzurri con verve ed imprevedibilità. L'ingresso in particolare del Senegalese ha evidenziato come cambi un mondo con o senza di lui in campo.

Tutto bello fino al 65^ anzi fino a quando gli episodi (fuorigioco) e passaggio folle di Ochoa per Bradaric non hanno spianato la strada ad un campione come Lautaro Martinez.

L'amaro al cospetto di un pubblico straordinario, è così servito non per la sconfitta ma per quello che, con i medesimi giocatori, poteva essere e non è stato al cospetto dell'Empoli.

Il dubbio, a questo, punto, ai fini di una svolta (emotiva e caratteriale) resta: la Salernitana in tale nuovo vestito tecnico, saprà ripetere la stessa prestazione con squadre maggiormente alla portata e non avente lo stesso disvalore in campo?

Sousa che sta ritrovando se stesso, al netto di lacune in difesa (più che in attacco), saprà conferire la continuità di rendimento sulla scorta del nuovo spartito tattico apparso più confacente per i giocatori a disposizione?

Ora è tempo di dare la scossa: urge una gara che al di là dell'aspetto applicativo e della tecnica, giri per una volta negli episodi in favore dei granata: da questo punto di vista, se si potesse avere la certezza(impossibile) che la squadra sia in grado di riproporsi come ieri sera, anche nelle prossime partite, la tecnica dei singoli (non ancora bene amalgamati tra loro) potrebbe, finalmente, consentire di cambiare registro.

A Monza, che l'anno scorso, svoltò per il cambio tecnico, i processi di questi tempi erano già partiti, salvo poi rientrare grazie all'arrivo di Palladino

La Saleritana non ha bisogno di alcun cambio tecnico (sostituire sousa con Inzaghi, semplici sarebbe un suicidio), ma di bissare la prestazione con l'Inter e dare continuità agli sprazzi di buon calcio offerti con Frosinone, a Roma e con l'Udinese.

Perchè è evidente che la Salernitana, al di là dell'assenza di un difensore centrale e di un terzino destro (Daniluc tuttavia ha dimostrato di sapersela cavare in quel ruolo) di ruolo, utile a consentire a Sousa di anticipare i tempi del passaggio al cambio modulo, ha dalla trequarti in giù calciatori in grado di risolvere le partite.

C'è bisogno di un maggiore impegno continuo per superare le difficoltà, dimenticando tutto ciò che di errato è stato commesso in termini di episodi, migliorando in termini di amalgama e nel ragionamento di squadra.

Che va potenziata, a Gennaio (con almeno tre innesti), in occasione delle partenze per la Coppa d'Africa (altro aspetto non considerato, colpevolmente dalla proprietà).

Il poker con l'Inter ha consentito a Sousa di capire che la metamorfosi fosse necessaria già da qualche partita e che gli integralismi non aiutano

La Salernitana ha ritrovato il proprio allenatore che, complice un mercato nevrotico e condizionato dalla cessione di Dia, ci ha messo del suo nel non derogare da un modulo ormai inadatto al gruppo.

Ora che la quadra è stata ritrovata, affinchè arrivi il visto del campo, urge la svolta, immediata e magari con un pizzico di fortuna, quella stessa che l'anno scorso ha graziato Nicola nei match con Verona, Cremonese e Roma: occasioni che a distanza di tempo, sono state restituite con gli interessi e pali a go-go

Ma nel calcio, come nella vita, non può piovere per sempre:già a Monza (perchè no), se la Salernitana dimostrerà sul campo che, in fondo, non sempre si può essere spazzati via dai colpi di un solo, grande, grandissimo campione...