Nel pieno delle polemiche per la gestione dei playout tra Salernitana e Brescia, il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha deciso di intervenire pubblicamente, rilasciando dichiarazioni al quotidino “Il Mattino” in un articolo a firma di Eugenio Marotta, che hanno immediatamente sollevato una nuova ondata di indignazione. Invece di assumersi responsabilità o chiarire in modo trasparente l’accaduto, Gravina ha attaccato apertamente la società granata, accusandola di strumentalizzare la situazione e di cercare alibi per il proprio fallimento sportivo. Il tutto mentre il sistema calcio – che ha ormai perso ogni credibilità – continua a mostrarsi forte coi deboli e debole con i forti.

Gravina: “Il playout andava giocato. Basta alibi”

«Esistono delle regole e vanno rispettate: il playout andava giocato. La Salernitana ha fatto pervenire una sola richiesta, puntando a sfruttare la situazione contingente rivendicando il diritto insostenibile di una B a 21 squadre non consentita dalle norme.

Sono amareggiato per quanto accaduto quest’anno in una realtà così importante per il calcio italiano, anche perché ho avuto l’impressione che qualcuno abbia voluto costruire un alibi per il mancato raggiungimento dell’obiettivo di una salvezza serena, che era peraltro nelle sue possibilità, provando ad incolpare altri soggetti. È irresponsabile gettare benzina su una situazione di per sé già incandescente, le scene viste all’Arechi non sono degne della gloriosa storia dell’Ippocampo».

“Sul Brescia nessun ritardo, il sistema ha reagito in tempo”

«Facciamo chiarezza una volta per tutte. Non è la Covisoc che certifica la legittimità dei crediti d’imposta, lo fa l’Agenzia delle Entrate, e, come in tutti gli altri casi, quanto dichiarato dal Brescia è stato prontamente segnalato nel mese di febbraio (peraltro in un momento del campionato dove tutto era ancora in gioco e non era prevedibile la posizione di classifica finale).

La risposta dell’organo statale preposto al controllo è arrivata a maggio inoltrato, non è colpa della Covisoc né del sistema calcio, e la reazione federale (riunione Covisoc e deferimento del Brescia da parte della Procura) è arrivata in tempi record. Quindi non si poteva agire in altro modo di come deciso dalla Lega B, a tutela dell’integrità del campionato e dell’equa competizione».

“La Salernitana è stata avvisata”

«Visto che l’organizzazione del campionato è demandata alla Lega B, il presidente Bedin ha informato la Salernitana. Successivamente ho parlato personalmente con il presidente Iervolino e ho ricevuto in Figc l’amministratore delegato Milan, proprio per metterli al corrente della situazione e spiegargli le decisioni».

Considerazioni finali: un sistema che tutela solo chi conviene. La Salernitana è la vittima, non il colpevole

Di fronte a queste dichiarazioni, non ci si può limitare a parlare di toni sbagliati o di tempismo infelice. Qui siamo oltre. Le parole di Gravina non solo spostano il peso delle responsabilità, ma tradiscono l’essenza di un sistema che ha scelto deliberatamente chi salvare e chi sacrificare. Perché dietro la facciata delle “regole da rispettare” si nasconde l’unico vero obiettivo: favorire chi ha interessi più alti da proteggere.

La Salernitana è stata abbandonata, ignorata, danneggiata. Ha ricevuto risposte a giochi fatti, ha dovuto subire in silenzio decisioni prese nell’ombra, ha atteso settimane per giocarsi una salvezza che era stata già politicamente decisa. Un'intera tifoseria è stata lasciata senza voce, mentre si cercava di garantire la permanenza in Serie B ad altre società “più comode” per il sistema. Un sistema che andrebbe chiamato col suo nome: complice, non regolatore.

E se qualcuno ha davvero gettato benzina sul fuoco, quel qualcuno non è a Salerno, ma nei palazzi dove si è scelto di salvare la “sorella” Sampdoria e sacrificare l’ultima ruota del carro. Con una trasparenza che non esiste e una legalità che cambia in base alla convenienza.

L’Italia del calcio è la stessa che rischia per la terza volta consecutiva l’esclusione da un Mondiale, e questo non è più un campanello d’allarme: è il segnale di un collasso.

La Salernitana ha perso una categoria, ma ha conservato la sua dignità. Quella che Gravina e il sistema hanno perso per sempre. In certi momenti, il silenzio è più dignitoso della propaganda, e oggi Gravina avrebbe fatto meglio a tacere. Perché quando a parlare è chi ha le mani in pasta in un disastro, ogni parola pesa come un’ammissione di colpa non detta ma evidente.