Il cuore in gola, la sciarpa stretta in vita e le mani quasi a coprire gli occhi. Il pallone pesante, invece, nei piedi di Francesco Di Tacchio. Sullo stadio Pier Luigi Penzo cala il silenzio. Assordante. Una calma apparente. Perché alle spalle del portiere Vicario c'è un pubblico in stato d'ansia. Il muscolo cardiaco preme più del dovuto, il petto sembra esplodere. E chi non è in Laguna trascorre il momento in egual maniera. Seduto sul divano di casa, in compagnia di amici e parenti. Con i nervi tesi e pronto a vivere il penalty più importante della stagione. Della vita, forse. Gli undici metri più lunghi. Una tensione che si taglia col coltello. E poi la conclusione del centrocampista. Il pallone che s'insacca, la Curva che torna a rianimarsi e Salerno che si lascia andare ad un grido liberatorio. La Salernitana è salva. La gioia ruba il posto all'amarezza. Ma l'allegria dura poco. Non solo per il campionato deludente disputato. Ma anche per una forma di rispetto per la formazione avversaria. In quel duello fratricida. Sul versante opposto ci sono gli amici. Storicamente fedeli alla piazza granata. Si esce dal Penzo con la soddisfazione di aver conquistato la permanenza in cadetteria. E con la ferita per aver condannato il Venezia alla retrocessione. Il calendario recita 9 giugno 2019. A dieci giorni dal Centenario della Bersagliera. Chi arriva a Salerno per la festa del Cavalluccio? Una delegazione di tifosi lagunari. E il "Tornerete in Serie B" è il coro predominante in quel dell'Arechi. Ci pensa la giustizia sportiva a reintegrare la proprietà di Tacopina. Una decisione maturata dopo numerose battaglie legali. Al fianco del popolo veneziano si schiera la torcida salernitana. Un appoggio che si concretizza con la riammissione in B. Il prossimo impegno metterà dinanzi le due squadre. Ancora una volta. Tra la stima immutata e la voglia di riabbracciarsi. I padroni di casa per continuare sulla scia di risultati utili, la compagine di Ventura per mantenere salda la posizione tra le prime della classe. Si ritorna al Penzo. Quel palcoscenico, crudele e spietato quattro mesi fa, può assumere connotati totalmente opposti.