È il successo della svolta, direbbe qualcuno, è solo una rondine che non fa primavera secondo altri. La verità nella splendida prestazione, con vittoria, della Salernitana contro il Pordenone è tutta nelle parole di Ventura. Quest’ultimo spesso e volentieri, anche nella recente conferenza pre-partita, ha sempre rimarcato il progetto di crescita del gruppo evidenziandone i miglioramenti e sottolineando gli errori, tipici, nell’ambito di un progetto neonato. Ergo, ci sono, e ci saranno altri alti e bassi, naturali corollari per una Salernitana che sta provando a diventare grande. Ci sta, ma ora è giusto godersi la splendida performance ottenuta contro il Pordenone, matricola terribile al secondo posto in classifica. Invero, tale differenza di graduatoria, ieri, non si è vista. La Salernitana ha sorpreso i ramarri, apparsi a dire il vero un po’ distratti e depotenziati da un eccessivo turnover, mediante un approccio feroce al match che l’ha portata  in vantaggio con Djuric e poi sfiorare il raddoppio in più di una circostanza, prima del poker realizzato nella ripresa. Superfluo analizzare la singola prestazione, è stata la giornata perfetta, quella che dovrà fare da preludio ad un’altra grande prestazione tra due giorni a La Spezia. L’occasione è troppo ghiotta. Salernitana ritornata nei playoff, in fiducia ed a pochi giorni dal mercato di riparazione. Ieri si è vinto ma nulla ( ancora ) si è conquistato. Serve un ultimo squillo di tromba da parte della squadra. Un risultato utile che consenta alla compagine con il cavalluccio sul petto di rimanere ancorata al carro che conta per poi, a gennaio, attendere i propositi societari. Due innesti, pochi, ma di elevato spessore per giocarsi un girone di ritorno con il vento in poppa. Usando una comparazione con un gioco di carte tanto in voga in questo periodo, potremmo dire che, ieri, la Salernitana si è seduta al tavolo ed ha vinto una grande mano mettendo sul piatto un poker d’assi. Adesso “non è più” corta nelle fiches, ma la partita non è finita, e serve un rilancio adeguato per rimanere al tavolo dei grandi.