La Sampdoria potrebbe iniziare il campionato di Serie B 2025/2026 con sei punti di penalizzazione, un'eventualità clamorosa che lascia spazio a una sola domanda: com'è possibile che un club in queste condizioni sia stato iscritto al campionato cadetto?

Entro il 31 luglio, il club blucerchiato è chiamato a versare 15 milioni di euro: 6 milioni per gli stipendi di giugno e ben 9 milioni in bonus per il raggiungimento della salvezza. Una cifra imponente che, al momento, non si sa chi debba pagare. Il presidente  Manfredi, già costretto ad anticipare personalmente gli 800.000 euro della fideiussione per l’iscrizione, non potrà – per motivi di bilancio – coprire anche questo buco colossale. Una situazione che grida allo scandalo.

Gravina, regista silenzioso di un disastro annunciato

Il presidente della FIGC Gabriele Gravina, ancora una volta, si è reso protagonista dell’ennesima pagina surreale del calcio italiano, permettendo l’iscrizione di un club che – secondo i documenti – non ha i requisiti minimi economico-finanziari per disputare il campionato di Serie B. È l’ennesima prova di come il sistema preferisca la politica delle deroghe, dei favoritismi e delle scorciatoie, a discapito del merito sportivo e della regolarità.

E intanto, chi paga? I tifosi. Sempre e solo i tifosi. Quelli doriani, che meritavano chiarezza e verità, non illusioni. Quelli granata, che oggi si trovano beffati due volte: prima costretti a giocare dei playout assurdi, poi danneggiati da una mancata esclusione di una società che, nei fatti, non avrebbe neppure potuto iscriversi.

Salernitana, pronta a fare ricorso: il calcio ha bisogno di giustizia, non di ipocrisia

La Salernitana, retrocessa in Serie C tra mille polemiche, sarebbe già pronta a un nuovo ricorso. E avrebbe ragione. Perché la verità, oggi, è sotto gli occhi di tutti: i playout non andavano disputati. Il regolamento, che vale per alcuni e non per altri, è stato piegato per salvare chi aveva più voce nei salotti giusti.

E allora forse sarebbe stato meglio – per dignità e rispetto verso la storia di un club glorioso come la Sampdoria – fare un reset, ripartire dalle serie inferiori con una nuova società, come accaduto a Parma, Bari, Palermo e tante altre piazze nobili cadute in disgrazia. Invece no: si è scelto l’accanimento terapeutico, e ora lo scenario è questo: una squadra sull’orlo dell’insolvenza, iscritta in deroga, e con il peso di un campionato che potrebbe essere falsato sin dalla prima giornata.

Conclusione

Il calcio italiano merita pulizia, regole chiare, responsabilità. Non è più tempo di presidenti assenti, dirigenti complici e istituzioni che chiudono gli occhi. Se davvero vogliamo salvarlo, il tempo delle barzellette è finito. E Gabriele Gravina, a questo punto, non può più nascondersi.