Tragedia del 24 maggio 1999, la Salernitana rende omaggio alle quattro giovani vittime del rogo sul treno
Un gesto toccante nel 26º anniversario: fiori e silenzio per ricordare Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone

Ventisei anni dopo, la ferita è ancora viva. E la memoria non si spegne. In una data che ha segnato per sempre la storia del tifo granata, l’U.S. Salernitana ha voluto rendere omaggio alle quattro giovani vittime del drammatico incendio sul treno del 24 maggio 1999. Questa mattina, in un clima di raccoglimento e profondo rispetto, l’amministratore delegato Maurizio Milan è stato presente in rappresentanza del club per deporre fiori sulle tombe di Ciro Alfieri, Giuseppe Diodato, Vincenzo Lioi e Simone Vitale, i quattro ragazzi che persero la vita in quella che rimane una delle pagine più nere del calcio italiano. Accanto a lui, anche i rappresentanti del Coordinamento Salernitana Club, a testimonianza di un’unione profonda tra società e tifoseria nel segno della memoria.
Era il 24 maggio 1999. Il treno speciale 1681 riportava a casa circa 1.500 tifosi salernitani dalla trasferta di Piacenza, dove la Salernitana aveva appena concluso il campionato di Serie A. Alle porte di Salerno, nella Galleria Santa Lucia, un incendio scoppiò nella quinta carrozza. Le fiamme, alimentate da sedili e materiali infiammabili, non lasciarono scampo a quattro giovani vite. Morirono soffocati dal fumo, nel buio di una tragedia evitabile.
Le vittime avevano un’età compresa tra i 15 e i 23 anni:
Ciro Alfieri, 16 anni
Vincenzo Lioi, 15 anni
Giuseppe Diodato, 23 anni
Simone Vitale, 22 anni
Le successive indagini portarono alla condanna di due tifosi, Massimo Iannone e Raffaele Grillo, accusati di aver appiccato volontariamente l’incendio. I due furono riconosciuti colpevoli di omicidio volontario e incendio doloso e condannati a pene rispettivamente di 6 anni e mezzo e 8 anni di reclusione. Un'inchiesta che mise in luce gravi falle nella gestione della sicurezza: solo 12 agenti di scorta per un convoglio sovraffollato e già segnato da tensioni.
Il gesto della Salernitana, oggi, non è solo un tributo simbolico. È un atto di responsabilità e appartenenza. In silenzio, senza clamori, con la discrezione che si deve al dolore vero. Quello che non fa rumore, ma che non si dimentica.
Oggi, la Salernitana e la città tutta si stringono nel ricordo di Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone, simboli di una passione che non conosce confini. La loro memoria continua a vivere nel cuore dei tifosi e nelle iniziative che ogni anno ne celebrano il ricordo, affinché simili tragedie non si ripetano mai più.
Oggi come allora, quei quattro nomi restano un simbolo incancellabile della passione granata. La loro storia vive ogni 24 maggio, ma soprattutto in ogni battito di cuore di chi ama la Salernitana. Perché il calcio, a volte, è molto più di un gioco. È identità, è comunità, è memoria. E quella memoria, oggi, è stata onorata nel modo più nobile possibile.