ROME, ITALY - JULY 23: A detail of the Lega Serie A ball during the Serie A match between SS Lazio and Cagliari Calcio at Stadio Olimpico on July 23, 2020 in Rome, Italy.  (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)
ROME, ITALY - JULY 23: A detail of the Lega Serie A ball during the Serie A match between SS Lazio and Cagliari Calcio at Stadio Olimpico on July 23, 2020 in Rome, Italy. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

È stato un confronto di due ore: i club, i vertici della Lega, il presidente federale. Un confronto definito "sereno e senza animosità" da Lorenzo Casini, presidente di Lega e padrone di casa, "bellissimo e interessante" dal numero uno della Figc Gabriele Gravina. Le società concordano sulla necessità di recuperare risorse, mantenere venti squadre in A e il meccanismo del diritto di veto. 

LA A NON SI TOCCA

L’Italia domina in Europa per numero di squadre professionistiche: cento. Venti compongono la Serie A, motore di tutto il sistema per incassi generati. Per questo, parere unanime dei club, venti devono rimanere: le criticità strutturali dovranno essere corrette in altre categorie. Casini ha subito confermato: "Il tema del numero dei club esiste ma non ci riguarda, ed è un nostro diritto decidere quante squadre fanno parte del campionato". Gravina ha accolto il punto di vista delle società e suggerito percorsi alternativi: per la terz’ultima di A niente retrocessione diretta ma uno spareggio con la terza classificata in B, con la conseguenza di una diversa suddivisione della mutualità (oggi chi scivola in B ha un paracadute che va dai dieci ai venticinque milioni). La riduzione del numero delle squadre avverrebbe attraverso il blocco di ripescaggi e riammissioni, quindi riguarderebbe sostanzialmente le società di Serie C. I tempi per la possibile attuazione della riforma, in questo caso, sono legati a una proposta concreta che andrà presentata nelle prossime settimane alle altre componenti.

DIRITTO DI INTESA

Le società, in totale condivisione, hanno ribadito al presidente federale anche la necessità di mantenere il "diritto d’intesa": rispetto alle riforme federali, la Serie A ha la facoltà di esercitare un veto per bloccare la modifica del format del campionato. Concetto che vale anche per le altre leghe e i rispettivi tornei. Allo stesso tempo c’è l’esigenza di estendere il peso della Serie A in termini di governance. La suddivisione all’interno del Consiglio Federale gli attribuisce oggi soltanto il 12% dei voti. Il resto, per quanto riguarda le leghe: 5% alla B, 17% alla Serie C. Ancora Casini: "Sul diritto d’intesa la Serie A ha ribadito la necessità che rimanga e che venga inoltre riconosciuta anche una posizione di leadership sui temi che più sono importanti". Parole condivise anche dall’a.d. del Monza, Adriano Galliani: "In nessun Paese in Europa la Federazione può cambiare i formati senza l’ok della Lega. Questo non è un diritto di veto, si chiama condivisione, sarebbe assurdo che non ci fosse più in Italia". Gravina riconosce "alla Lega di A quella leadership declinata dalla sua capacità produttiva non solo in termini economici ma anche di progettualità, è chiaro che per noi il loro parere è fondamentale". Rientra in quest’ottica anche l’ipotesi di unire in una sola Lega B e C, che oggi, come detto, mantengono una loro specifica rappresentanza.

Font; La gazzetta dello Sport