1999. Siamo a fine Maggio. Tutti i campionati volgono al termine tranne il nostro. Ci stiamo giocando la permanenza in A2 e la prossima abbiamo una trasferta insidiosa da affrontare: Paguros Catania. L'allenamento è finito già da due ore ma sono ancora lì a prendermi un po' di sole (in quegl'anni la piscina comunale era scoperta e si era soliti prendere un po' di sole prima e dopo gli allenamenti). Vito (così lo chiamavamo in squadra) sei pronto per partire? Si sono pronto! Trasferta insidiosa. Ma a noi servono punti. Bisogna andare lì per vincere. Si. Bisogna giocarsela fino alla fine. Lo sai partiamo venerdì dopo l'allenamento delle tre, con le macchine. Io invece parto Sabato con il treno speciale. Come parti Sabato? Dove vai? Non vieni con noi? Sabato abbiamo una partita importante. Ci giochiamo la Salvezza. Purtroppo no. Ho deciso che se i Granata avessero vinto all'Arechi col Vicenza io sarei partito per Piacenza. Vito ma sei sicuro. Cosa dirai al Mister? Dirò che non vengo. Vado a Piacenza. Con la maglia di Bernardini (Antonino, grande playmaker). Quel giorno ci rimasi male perché Vito era uno spasso. Risate garantite con lui soprattutto in trasferta. Era un leader. Teneva il gruppo sempre allegro. Oltre alle sue doti tecniche aveva anche un grande senso di appartenenza verso i colori della Rari. E poi era uno che faceva gruppo e a me ed altri ragazzi più piccoli del gruppo faceva da chioccia. Eravamo un bel gruppo, il giusto mix tra grandi, fortissimi, e piccoli, giovani di belle speranze che si affacciavano da qualche anno sul palcoscenico della prima squadra. Eravamo tutti fratelli. Mai un litigio. Sempre uniti in acqua e fuori. Io ero uno dei piccoli e mi coccolavano. E Vito era uno di loro. Mi proteggeva e mi rincuorava quando giocavo poco  non giocavo proprio. In panchina eravamo sempre vicini perché con lui la partita non era mai banale. L'epilogo di quel fine settimana fu tragico e ancora oggi è una ferita aperta che sanguina, da più di 20 anni. Il Sabato perderemmo a Catania contro il grande Perovic, centroboa montenegrino fortissimo, il mio idolo. La Domenica la Salernitana perse a Piacenza e salutò la Serie A. Il Lunedì successivo il treno speciale che aveva accompagnato i tifosi granata a Piacenza arrivò a Salerno. C'era salito anche Vito su quel maledetto treno ma non scese mai più da quel vagone. Decise di proseguire il viaggio insieme a Peppe, Enzo e Ciro. Un viaggio che l'avrebbe portato lontano dal suo mondo, dai suoi affetti, dalla sua Rari Nantes, dalla sua amata Salernitana. Oggi il destino ha voluto che la partita più importante della storia granata si giocasse in questo periodo, fine Maggio e che, come 23 anni fa, i Granata si giocassero la permanenza in serie A. Com'è strana la vita! Oggi come ieri siamo di nuovo qui a soffrire per i granata. All'ultima giornata! Stasera andrò in curva. Come ho fatto tutto l'anno. E con me, dentro al mio cuore, porterò un pezzo di te. Ma so che non ce ne sarà bisogno perché tu ci guarderai da lassù. La sosterrai dalle nuvole del Paradiso. Sperando che nel Paradiso della serie A, da stanotte, ci sia posto anche per la Salernitana.

Ciao Vito! E mi raccomando stasera, come allora, ti voglio con la maglia di Bernardini addosso.

Forza Granata.

Chi Ama non dimentica!

Vito vive nel cuore di chi ama!