Ha vinto Salerno, la città civile, passionale, quella del "sono sempre qua, a cantare oltre il risultato".

Perchè Firenze è la culla del rinascimento, città dalle bellezze artistiche incredibili, ma Salerno sta diventando Patrimonio Unesco per la dedizione e l'attaccamento alla causa granata.

Girare per l'Italia senza la camicia, una società all'altezza, con il 31 Dicembre quale data di possibile non ritorno, è di per se una medaglia al valore.

Cantare instancabilmente al di là del risultato, mettere a repentaglio le corde vocali senza lesinare kilomteri, al netto di pallottolieri portati a casa insieme al senso di impotenza per le vicende societarie, hanno rappresentato un fardello insopportabile, una pena eccessiva per chi vive svisceralmente la passione per la propria squadra.

Già perchè quella fede, 23 anni fa era stata defragata, scalfita dall'immagine della bomba carta in occasione del match Fiorentina-Grossophers, da cui, probabilmente dipese la condanna sportiva di una squadra che annoverava tra le sue fila un futuro campione del mondo ed un attaccante futuro campione d'Italia con la Juventus.

Una squadra, quella granata, che con la salvezza persa a 39 punti nel 1999, a Piacenza, perse il treno per poter diventare la nuova capitale del sud, in cui strutture sportive, stadio nuovo e settore giovanile avrebbero fatto da apripista a tutto ciò che oggi costituisce la base per fare calcio.

Ed invece, Salerno con il progetto Lombardi e, soprattutto, con la scure di esser figlia di secondo letto di Lotito, ha dovuto accontentarsi di vivere alla giornata senza programmazione, pagando a caro prezzo una promozione che non ha mai vissuto e mai goduto fino in fondo complice l'ennesima condanna dell'art.16 bis delle noif, da molti sedicenti addetti all'informazione, etichettato come falso problema.

Dalla rete di Torricelli sotto la Curva Sud, una delle tante che valse quel maledetto punto per la retrocessione, al goal di Bonazzoli in una partita stradominata dall'inizio alla fine, si è chiuso il cerchio e fatto il punto con il passato.

Da Aliberti a Iervolino, la Salernitana resta nel mady in Napoli per l'assetto societario, con la possibilità di poter costruire, ciò che il sistema calcio ha tolto a Salerno nel 2005.

Salerno ha già vinto perchè ora è apprezzata per lo spettacolo che ha sempre fatto veder sugli spalti al di là della serie di compoetenza.

Perchè Salerno non è da Serie A ma di serie...A

Ora quella curva che canta ha anche una base alle spalle, una società vera, radicata sul territorio con un Direttore Generale che è il futuro, roseo, di un progetto non ancora iniziato.

Mantenere la serie A come allora per la società di Aliberti, costituirebbe fare bingo ed accelerare il processo di ricostruzione e crescita.

Sarebbe come vincere uno scudetto: proprio così, Salerno ora amata da tutt'Italia per le sofferenze ed il coraggio dimostrato, sarebbe la nuova Capitale del Sud se l'epica si materializzasse nel mese di Maggio.

Checchè ne dicano a 54 km di distanza....