Appende gli scarpini al chiodo. In maniera definitiva. E si congeda al pubblico con una conferenza stampa di circa un'ora. Emanuele Calaiò arriva alla conclusione inaspettata. Ritirarsi dal calcio giocato per intraprendere una nuova avventura. Sempre a Salerno, non lontano da casa e dalla sua famiglia. L'arciere si toglie l'abito del goleador per indossare giacca e cravatta. Un'esperienza inedita per un uomo abituato all'odore del terreno di gioco. Incubo per le difese avversarie e gran finalizzatore, il siciliano abbandona il completo del centravanti per vestire elegante ed entrare nella struttura societaria. Un ruolo da dirigente, girando l'enorme Provincia, alla scoperta di talenti. Un lavoro, dunque, dietro le quinte ma necessario per aumentare il patrimonio della proprietà. Una carriera 2.0 per un giocatore che, tra i professionisti, ha collezionato una quantità infinita di marcature. L'indicatore si ferma a 197. A pochi passi da un traguardo storico, leggendario per un attaccante. A tre lunghezze dai 200. Il velo di malinconia resta. Accompagnato dalla nostalgia di chi ha sognato ad ogni rete del palermitano. Dalle prodigiose rovesciate alla freddezza a tu per tu con gli estremi difensori. A Salerno, invece, la parentesi è stata breve. Fugace. Con la Salernitana che ha provato, più di una volta, a portarlo all'Arechi. Ma la trattativa si è concretizzata solo a gennaio. A pochi istanti dalla chiusura della campagna invernale. Calaiò, reduce dalla squalifica di oltre cinque mesi per presunta irregolarità e con una condizione precaria, sbarca in granata. Gli bastano due partite prima di trovare il gol con la maglia della Bersagliera. La seconda freccia viene scagliata il 27 aprile, nel tonfo casalingo (2-5) contro il Carpi. L'ultimo dardo del lungo, emozionante e complesso percorso di Emanuele. Declassato nelle gerarchie di Gian Piero Ventura, il centravanti ha colto l'occasione presentatasi ed ha accettato l'offerta dei Presidenti. Quella di sposare un altro progetto. E, dopo aver cambiato tante casacche, Calaiò decide di abbracciare una nuova strada. Con un mix di esperienza e voglia di mettersi in gioco. Per misurarsi con una realtà non troppo distante dalla sua casa. Quel rettangolo verde che ha ospitato l'arciere per ben ventidue stagioni.