Dopo dieci anni di assenza, la Serie C torna ad affacciarsi a Salerno. Il verdetto amaro del playout contro la Sampdoria ha sancito una retrocessione durissima, arrivata al termine di una stagione chiusa al quintultimo posto in Serie B. Un doppio tonfo, considerando il crollo dalla Serie A appena un anno prima, che certifica il fallimento del progetto tecnico avviato da Danilo Iervolino. Una caduta verticale che ha lasciato scorie e rabbia. Ma ora è il momento di ripartire. E la Salernitana lo fa affidando il timone a un uomo di calcio vero: Daniele Faggiano è il nuovo direttore sportivo granata.

Firma su un contratto biennale fino al 30 Giugno 2027 per un dirigente che in carriera ha già affrontato situazioni difficili e ricostruzioni complesse. La scelta della proprietà è chiara: serve un profilo esperto, abituato alla pressione e capace di restituire alla squadra competitività e identità. L’obiettivo? Tornare subito in Serie B.

Un campionato difficile, una missione chiara

Il nuovo DS dovrà operare in un contesto insidioso: la Serie C è un campionato lungo, logorante, pieno di trappole. Squadre esperte, stadi caldi, regolamenti rigidi e un solo posto garantito per la promozione diretta. Una categoria professionistica a tutti gli effetti, ma dove l’organizzazione conta tanto quanto il talento. Per affrontarla servono idee chiare, programmazione e soprattutto uomini giusti. Faggiano avrà il compito di smantellare ciò che non ha funzionato, ridurre il monte ingaggi e costruire una rosa con fame, equilibrio e spirito di gruppo. Una Salernitana da battaglia, ma anche da vertice.


Daniele Faggiano: esperienza, promozioni e coraggio

Classe 1978, nato a Copertino in provincia di Lecce, Daniele Faggiano è uno dei direttori sportivi più esperti del calcio italiano. La sua carriera comincia nei primi anni Duemila nei circuiti dilettantistici pugliesi, tra Grottaglie, Manduria e Brindisi. Il primo salto nel professionismo arriva nel 2007 con il Noicattaro in Serie C2, ma è nel 2008 che si affaccia davvero sul grande calcio: entra nello staff del Bari come responsabile scouting, poi passa al Siena dove diventa uomo di fiducia del direttore Giorgio Perinetti. Qui contribuisce alla promozione in Serie A nella stagione 2010-2011.

Dopo una parentesi interrotta da una squalifica legata all’inchiesta sul calcioscommesse (poi superata), riparte dal Trapani nel 2012. Ed è proprio in Sicilia che Faggiano si afferma definitivamente. Costruisce una squadra solida, ottiene la promozione in Serie B e, nel 2016, porta il Trapani fino alla storica finale playoff per la Serie A, poi persa contro il Pescara. Il suo lavoro attira le attenzioni del Palermo, dove viene chiamato da Maurizio Zamparini in Serie A. Ma l’esperienza dura pochi mesi a causa delle continue tensioni interne.

L’occasione più importante arriva nello stesso anno con il Parma. È il punto più alto della sua carriera: in due stagioni riporta i ducali dalla Serie C alla Serie A con due promozioni consecutive. In massima serie costruisce una squadra solida che ottiene la salvezza con Gervinho, Inglese e Bruno Alves tra i protagonisti. Resta a Parma fino al 2020, poi si trasferisce al Genoa, dove però l’esperienza si interrompe dopo pochi mesi per divergenze con la dirigenza.

Nel 2021 approda alla Sampdoria, dove resta due anni tra mille difficoltà societarie. Riesce comunque a ottenere la salvezza in Serie A nella prima stagione, dimostrando lucidità e compattezza anche in condizioni critiche. Nel 2024 viene scelto dal Catania, in Serie C, per avviare un nuovo ciclo tecnico: il progetto però si interrompe dopo una sola stagione.

Oggi, Faggiano arriva a Salerno con l’esperienza di chi ha conosciuto ogni livello del calcio italiano. Ha gestito budget importanti e progetti in crisi, ha lavorato in piazze ambiziose e in club sull’orlo del baratro. Porta con sé competenze, conoscenze di mercato e una rete fittissima di contatti. Non ama le luci dei riflettori, ma lavora in profondità, costruendo squadre vere. E proprio questo chiede oggi Salerno.


Iervolino ci riprova: ora servono fatti, non più promesse

Danilo Iervolino ha investito tanto, ma fino ad oggi i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Dopo l’entusiasmo dell’acquisto, la breve avventura in Serie A e il sogno di un modello moderno e sostenibile, è arrivata la dura realtà: due retrocessioni in tre anni, un’identità tecnica mai trovata e una tifoseria sempre più distante.

Il fallimento del progetto iniziale è evidente. Ora il presidente riparte da basi più concrete: punta su Faggiano per voltare pagina. La scelta non è scenografica, è tecnica. Serve costruire, non apparire. La Salernitana deve diventare una squadra vincente, solida, rispettata. E Faggiano, per storia e metodo, è uno che costruisce davvero.

 


La tifoseria chiede rispetto. E merita molto di più

I tifosi granata, tra i più passionali d’Italia, non meritano l’umiliazione subita negli ultimi anni. Dalla Serie A alla Serie C, passando per stagioni fallimentari, scelte sbagliate e promesse non mantenute. La piazza ha sempre risposto presente, anche quando la squadra non lo faceva. Ora è il tempo della verità.

Non basteranno buoni propositi. Servono risultati. Servono vittorie. Serve una Salernitana che torni a far battere il cuore della città. Il cantiere è aperto, la missione è iniziata. Daniele Faggiano è al centro del progetto. Il campo, come sempre, sarà giudice supremo.