Acquistare è semplice: prelevare contratti di giocatori già affermati, che tuttavia possano costituire un costo incombente e gravoso sulle casse della società, è un rischio spesso causa di cancellazione che Salerno ha già pagato sulla propria pelle.

Più difficile è attivare lo sguardo oltre il proprio naso, muoversi sotto traccia per scouting, visione, valutazione di giocatori giovani, bravi ed, al contempo, funzionali alla causa.

Ebbene, Morgan De Sanctis, di professione direttore sportivo, è giunto a Salerno con grande umiltà, ricevendo un'eredita pesante, quella del suo direttore di sempre Walter Sabatini.

All'esito di un campionato salvato per il rotto della cuffia, grazie agli investimenti di patron Iervolino ed ai colpi di Sabatini, la Salernitana necessitava di essere rinforzata in tutti i reparti per poter conseguire il consolidamento in serie A e la salvezza con il minor phatos possibile.

Tuttavia l'ambizione di patron Iervolino, il desiderio di far capire di che pasta è fatto l'imprenditore di Palma Campania, hanno condotto, naturalmente la società a fiondarsi già su profili di medio alto spessore rispetto al conseguimento della permanenza in categoria: il rischio, in tal senso, di ricevere rifiuti per l'appeal che la Salernitana deve ancora costruirsi in massima serie, era alto e puntualmente si è verificato.

Messo in cantiere e da parte in un angolino chi non ha capito "cosa significhi giocare a Salerno, in quelle piazze difficili", ove De Sanctis, da estremo difensore, si è tolto grandi soddisfazioni, ebbene, il neo Direttore granata, ha (ri)dovuto indossare i guanti per respingere critiche a go-go nonostante una buona base già costruita ad inizio ritiro con Bradaric, Sambia, Botheim, Valencia, Lovato e Pirola.

Al contempo, De Sanctis, ha dovuto far fronte a quei classicici fattori imponderabili (gli infortuni), dai sedicenti organi d'informazione, sempre tirati in ballo nella precedente gestione societaria per giustificare scelte scellerate di mercato.

Criticare per criticare non fa il bene della Salernitana, che grazie all'intervento del d.s. granata, supportato da patron Iervolino, ha fatto capire cosa significhi progettare la salvezza attraverso investimenti su calciatori forti, di prospettiva, non da "usurato sicuro", causa di perdite in bilancio difficilmente colmabili.

Senza un lavoro pedissequo e costante, sarebbe stato difficile ricollocare gli esuberi lasciati dalla precedente società (attività ancora in essere in tutte le sue contingenze negative) ed al contempo rafforzare una squadra che in tutti i ruoli presentava delle pecche.

Il sacrifiato è stato il brasiliano Ederson, giocatore che necessitava ed aveva il diritto -alle condizioni imposte dalla Salernitana- di spiccare il volo verso lidi ed obiettivi più consoni alla propria aspirazione e classe sopraffina.

A Salerno grazie allo scauting-parola astrusa nel medioevo calcistico lasciato alle spalle- De Sanctis ha ingaggiato giocatori di proprietà (eccezion fatta per Pirola), che costituiranno un surplus se il campo confermerà le proprie potenzialità indiscusse.

Il lavoro certosino sui resti di una squadra salvatasi in extremis, è già stato importante, prima di una fase di stallo dettato da rifiuti generati da calciatori di media-alta fascia per motivi di ambizioni personali non certo per ragioni economiche.

Ma il passo più lungo della gamba non è mai giusto farlo, ed allora sotto con i Vhilena (centrocampista di valore e spessore europeo), Candreva, Bronn e, dulcis in fundo, Maggiore: proprio sull'ormai ex centrocampista dello Spezia, De Sanctis ha fatto capire il proprio valore: perchè ha agito nell'interesse della società, senza farsi prendere dalla frenesia e dalle richieste esose dell'entourage della mezz'ala. Quest'ultimo giungerà a Salerno con un contratto quadriennale, ma alle cifre predisposte e volute dal dirigente granata, senza sforare il budget predisposto dal presidente.

Ma non è finita qui: in cantiere, De Sanctis che non si fa ardere dall'ansia, ma è capace di tramutarla in ardore e fuoco emozionale, ha in riserbo già il colpo in attacco, di spessore internazionale dopo essere stato ad un passo da Diaz e Maupay (non certo Ceravolo o Calaiò per intenderci).

Scouting, patrimonializzazione per potenziamento e future plusvalenze: il massimo per una società di calcio.

Perchè come scritto nella sua tesi "moriremo insieme", De Sanctis ha agito all'unisono con il suo presidente ed il prioprio allenatore, consapevole che anche quando il calciomercato colpisce alle spalle, i duri siano duri a morire. E di rinascite, araba fenice che spiana le ali per emergere dalle fiamme dell'inferno, Salerno nè sa qualcosa alla stregua di Morgan.

Già, proprio così quel "moriremo insieme" si tramuta in un connubbio, in una simbiosi frutto del lavoro di gruppo. Perchè è sempre bello, dopo il morire, vivere ancora...

Scouting e patrimonializzazione con il campo unico giudice d'eccezione: ed allora, qua la mano, Direttore!!!