.La decisione era attesa, ma le motivazioni rese pubbliche il 30 giugno dal Tribunale Federale Nazionale – Sezione Disciplinare non fanno altro che aumentare l’amarezza e la frustrazione di un’intera città. Il ricorso presentato dalla Salernitana contro la Lega di Serie B per il rinvio e la successiva riprogrammazione dei playout è stato definitivamente respinto, con argomentazioni che per molti suonano come un insulto all’intelligenza calcistica e istituzionale.

I giudici hanno definito il ricorso “infondato”, “inammissibile sotto diversi profili” e “privo di effetti rilevanti”, attribuendo al presidente della Lega B, Paolo Bedin, piena legittimità nell’aver disposto il rinvio delle gare previste per il 19 e 26 maggio – poi ricalendarizzate per il 15 e 20 giugno – in virtù dell’art. 27.2 dello Statuto LNPB. La motivazione ufficiale parla di un “atto prudenziale”, giustificato dalla comunicazione di chiusura indagini nei confronti del Brescia Calcio, in un procedimento che, all’epoca del rinvio, non era ancora sfociato in un deferimento formale.

La Salernitana, dal canto suo, ha contestato con forza quella che considera una gestione autoritaria e caotica da parte della Lega, che avrebbe agito senza consultare l’assemblea né attendere una formale conclusione dell’iter disciplinare. Il club ha denunciato l’effetto devastante che il rinvio ha avuto sulla propria programmazione tecnica, sul piano psicologico dei calciatori, sui contratti in scadenza e sull’intero equilibrio competitivo. A nulla è valso. Secondo il TFN, le lesioni lamentate “non sono state dimostrate” e comunque “non derivano direttamente dai comunicati ufficiali, ma da circostanze esterne”.

Ma il punto più grave è che, mentre il club coinvolto nelle violazioni – il Brescia – è uscito di scena, a pagare è stata solo la Salernitana, con una retrocessione subita nel caos e nel silenzio delle istituzioni. La città di Salerno, la sua tifoseria passionale, la società granata, vengono ancora una volta mortificate da un sistema che parla di “regolarità” ma dimentica il principio di giustizia sostanziale. E mentre Frosinone e Sampdoria si sono costituiti nel procedimento a difesa della decisione della Lega, la Salernitana si è trovata da sola a combattere contro un’ingiustizia evidente, che ha cambiato il volto di una stagione.

Ora, però, la vera sfida si sposta sul piano giurisdizionale amministrativo. La Salernitana ha deciso di ricorrere al TAR del Lazio, dove si terrà un’udienza cruciale il prossimo 8 luglio 2025. In quella sede, il club presenterà una richiesta di annullamento del provvedimento sportivo, oppure – in alternativa – un risarcimento per i danni subiti.

Il ricorso al TAR poggia su tre pilastri fondamentali, che verranno esposti davanti ai giudici:

Eccesso di potere e mancanza di istruttoria: il rinvio fu deciso senza un deferimento formale al Brescia, quindi senza una base giuridica concreta;

Violazione del principio di parità e certezza sportiva: la Salernitana ha disputato i playout in un contesto stravolto, con giocatori in scadenza, mercato aperto, condizioni atletiche alterate e danni organizzativi evidenti;

Effetti sproporzionati e irreversibili: il club è retrocesso di fatto, mentre il responsabile del caos (il Brescia) ha subito sanzioni marginali e non ha nemmeno preso parte alla fase decisiva del campionato.

Sul tavolo, inoltre, resta aperta l’ipotesi di una Serie B a 21 squadre per la stagione 2025/2026. Il TAR, pur non potendo modificare direttamente l’esito sportivo, ha il potere di imporre alla FIGC misure correttive per ripristinare la legittimità del sistema e tutelare il club danneggiato. Un’opzione estrema, certo, ma che rappresenterebbe una forma concreta di giustizia per chi ha subito un’ingiustizia plateale.

L’8 luglio sarà il giorno della verità. Un giorno in cui non solo si deciderà il destino della Salernitana, ma anche quello della credibilità dell’intero sistema calcistico italiano. Perché se il diritto sportivo ha fallito nel garantire equità, allora tocca alla giustizia amministrativa ristabilire l’ordine.

Salerno, nel frattempo, osserva e attende. Ferita, ma non domata. Con l’orgoglio di chi non accetta di essere trattato come un numero. Perché il calcio, quando smette di rispettare le sue piazze, i suoi tifosi e le sue regole, perde la sua anima. E questa, la Salernitana, non è disposta a lasciarla calpestare.