Riforma dei campionati, giovani, infrastrutture. Un trio d’attacco importante”, dice Gravina. “Venti o 18 squadre in serie A? Penso a una riforma da un punto di vista qualitativo, non quantitativo. Che riguardi tutto il sistema. Bisogna ritracciare il profilo dell’area professionistica e di quella dilettantistica. Così si surriscalda troppo il sistema. Ci sono turnover troppo alti, in serie B a ogni stagione cambia il 40 per cento delle squadre. Una retrocessa dalla A alla B non ce la fa, non basta il paracadute. E allora si deve agire sulla redistribuzione delle risorse e della flessibilità degli emolumenti. La soluzione potrebbe essere quella di due gironi di B, in verticale, non orizzontale“. Così Gabriele Gravina, presidente della FIGC, in una intervista alla Gazzetta dello Sport traccia un bilancio del suo mandato con uno sguardo alla possibile riconferma nelle elezioni della prossima settimana. Nel suo programma, si è divertito con le metafore scelte sul campo.

Continua Gravina: “Noi dobbiamo impedire che si creino dei disadattati sociali. In Lega Pro lo stipendio medio è di 30mila euro lordi: il rischio è di arrivare a 35-36 anni e di trovarsi in mezzo al guado del futuro senza mezzi. Per questo teniamo così tanto al contratto di apprendistato e alla formazione. Non c’è federazione al mondo che può tagliare gli stipendi. Parliamo di un’economia di mercato. Diverso è riuscire a sensibilizzare, e su questo l’interlocuzione con l’Aic ha trovato terreno fertile. E il tema deve andare di pari passo con dei meccanismi di controllo sul sistema. Oggi utilizziamo parametri che sono raggirabili, l’ipotesi è quella di un rating delle società per renderle più credibili anche verso il sistema bancario”.

fonte: strettoweb.com