Sguardo sincero, occhi negli occhi del proprio interlocutore:uno contro tutti senza paura, conscio di aver sondato il calciomercato, trattando con società blasonate, sedendosi a testa alta, grazie al presidente Iervolino, attorno al tavolo della Premier e della Legue 1.

Morgan De Sanctis mette le mani sul mercato della Salernitana e con presa sicura esce dal marasma mediatico, bloccando il "pallone" svirgolato del calciomercato parallelo quello in cui Bonazzoli è, dai ben informati, dato in partenza destinazione cremonese per volontà del diesse granata.

Peccato che lo stesso, da esecutore ed aziendalista convinto, abbia sempre dichiarato con chiarezza che l'attacco della Salernitana fosse già completo e non necessitasse di ulteriori ingressi eccezion fatta per cessioni secondo le modalità e le richieste della società granata.

Bonazzoli, di professione bomber, lasciato solo a 60 metri dalla porta (non certo da Morgan De Sanctis), non è stato messo in discussione dal diesse granata, ma di diritto, da chi da un mese a questa parte (lo diciamo senza paura di essere smentiti) risulta continuare ad effettuare richieste "nostalgiche", per il desiderio di riavere a disposizione uomini che, ormai, rappresentano il passato e sono poco congeniali all'identità tattica prefigurata ad inizio mercato con la rivoluzione resasi necessaria per effetto di una salvezza conquistata di corto-muso.

Il calciomercato della Salernitana, vive sulla scorta del ritorno al passato, a quel Milan Djuric, richiesto fortemente da Nicola, che invero, stride con l'attuale assortimento del reparto offensivo e con il "ripulisti" effettuato dalla società granata a fine stagione, investendo nel nuovo progetto tecnico ben 40 milioni di euro.

Investimenti lasciati in panchina (Sambia e Valencia) per l'integralismo tattico, in favore del 3-5-2 e del Radovanovic ovunque, come se la Salernitana non avesse investito su giocatori di profilo internazionale quale Daniluc e Bronn (entrambi scomparsi dai radar contro il Milan).

Integralismo tattico, presunzione, testa ferma all'impresa dello scorso Maggio quando il condottiero granata aveva al suo fianco un certo Walter Sabatini, pronto per esperienza a metterci quelle pezze che ora non possono più essergli cucite addosso.

Eppure Morgan De Sanctis ha difeso Nicola come se fosse "suo", come se l'avesse scelto lui, legittimando le operazioni condivise (dal tecnico) di calciomercato, le quali hanno portato la Salernitana, nei parametri e sui limiti di budget, ad investire a seguito di infortuni, su Ochoa. 

Morale della favola: la Salernitana, che a sentir i beni informati, grazie a Nicola avrebbe raggiunto i 17 punti, nonostante le pecche della rosa acuite dagli infortuni, a leggere l'organico a disposizione ha in dotazione tre portieri (due di questi rappresentati da Ochoa e Sepe quale alternativa), invero sconosciuti a gran parte delle squadre (almeno sette) che la Salernitana ha nelle corde di poter mettere alle spalle.

L'unica cosa che De Sanctis non potrà mai acquistare sarà l'"amalgama" e l'identità tattica: quello spirito pugnandi che la squadra dopo la vittoria estemporanea contro la Lazio e, tornado indietro, il punto di Torino, ha lasciato negli spogliatoi, come se dimenticasse di essere stata costruita per conseguire un obiettivo che resta quella della salvezza al netto di una rivoluzione vera e proprio dovuta e necessitata dalle scorie dell'istant team.

Ed allora, invece di attivare il piagnisteo, accendere radio mercato e sintonizzarla sui pali della luce, sarebbe opportuno un bagno di umilità da parte del tecnico ed un pò più di cautela da chi, informatore, fa veicolare all'esterno messaggi fuorvianti relativi alle cene con Cavani, Mertens e company. Umiltà, lavoro tattico e minor integralismo: perchè la Salernitana è stata costruita per il 3-5-2, ma non è stato firmato alcun trattato in base al quale non possa, in alcune circostanze e sulla base delle necessità, cambiare spartito tattico in relazione alle caratteristiche degli avversari. Ad un anno dall'impresa non bisogna più lanciare scarpini, ma idee propositive, allenando la squadra al fine di ottimizzarne le risorse senza produrre, nei momenti di crisi, lo scarica barile. Le vittorie, si sa, sono di tutte, le sconfitte sono figlie uniche: troppo semplice, elementare Watson!!!