All’Arechi si è consumata una delle partite più incredibili di questo avvio di stagione. La Salernitana, avanti 2-0, si è vista rimontare e superare dall’Audace Cerignola che ha ribaltato il risultato imponendosi per 2-3. Un crollo inatteso, arrivato dopo cinque vittorie consecutive che avevano ridato entusiasmo a una piazza reduce da due anni di delusioni e amarezze.

Eppure, quella che poteva essere la sesta perla di fila si è trasformata in una notte di rabbia e polemiche. A far discutere non è soltanto la clamorosa rimonta, ma soprattutto l’arbitraggio ritenuto insufficiente da più parti: l’espulsione di Capomaggio ha lasciato i granata in inferiorità numerica, e il rigore concesso agli ospiti – giudicato inesistente da molti – ha fatto da spartiacque nella gara.

La reazione della tifoseria, come spesso accade a Salerno, si è divisa. Da un lato chi applaude comunque il percorso della squadra di Raffaele, capace di inanellare cinque successi di fila e di imporsi con un atteggiamento cinico, tipico di chi sa colpire nei momenti decisivi anche quando il gioco non è sempre brillante. Dall’altro chi, alla prima battuta d’arresto, si lascia andare a giudizi trancianti mettendo in discussione il valore del gruppo e persino la guida tecnica. Un atteggiamento che rischia di incrinare il clima attorno alla squadra, proprio nel momento in cui servirebbe compattezza.

Basterebbe guardare altrove per capire che le cadute fanno parte del calcio. Il Benevento, ad esempio, si è fatto rimontare due gol di vantaggio a Picerno chiudendo sul 2-2: eppure nessuno parla di disfatta o rivoluzione. Serve equilibrio, serve obiettività. Non si era campioni prima, ma non si è certo diventati brocchi adesso.

Il percorso resta positivo e il gruppo ha già dimostrato carattere e qualità. La sconfitta brucia, certo, ma non può cancellare quanto fatto sinora. La piazza granata, passionale per natura, è chiamata a sostenere i suoi colori senza farsi travolgere da umori altalenanti. Solo così la squadra potrà trovare la forza per ripartire e continuare a regalare soddisfazioni.

Perché, senza quell’espulsione e senza le decisioni discutibili di un arbitro apparso in evidente difficoltà, oggi probabilmente si racconterebbe di un’altra vittoria granata. E invece resta la lezione più antica del calcio: si vince e si perde tutti insieme. Chest’é.