Due squilli a Genova per sognare di sperare: sei punti in due stadi che, storicamente, rappresentano una valle di lacrime a tinte granata.

Verona e Genova delenda sunt per la beneamata, eppure nel Sabato Santo di Pasqua con resurrezione (invero già avvenuta) il 31 Gennaio scorso, a nuova, vita, i tifosi granata hanno potuto urlare a squarcia gola in una piazza che non arride alla Salernitana.

A Verona è stata vittoria ancora all'insegna del passato, Genova, invece, costituisce la scintilla della ripartenza del nuovo ciclo, cominciato sempre a rincorrere l'unico, reale, nemico di questa squadra: il tempo.

Già perchè quando Fazio prende l'ascensore e catapulta in rete con il (proprio) marchio di fabbrica, il goal del vantaggio, presenti (circa 500) ed assenti si chiedono perchè mai, cosa sia stato scritto prima della venuta dell'essere soprannaturale sulla terra, per dover soffrire anche nello gioire a causa delle nefandezze del passato.

Perchè il calcio è fatto di programmazione, studio, valutazione di una stagione ed è un giudice infallibile, pronto ad eseguire la sentenza di condanna se si esce fuori tempo

La Salernitana ha pagato lo scorrere della clessidra  ancora di più a seguito della Pasqua di resurrezione che nel calendario granata è di diritto anticipata al 31 Gennaio

Perchè si può sbagliare, si è sbagliato a rincorrere per corregere gli errori commessi da altrui salvo rifarne-inevitabilmente- degli altri, in uno spazio d'azione temporale (si ritorna a bomba) più breve di un battito di ciglia.

Ma c'è la forza della vita, quella che quando ti trascinano giù, ti fa andare di rabbia su a prenderti ciò che tuo: chissà se solo per toccare per un istante il cielo con le dita o per arrivare, alla fine, a cullare il sogno di vedere il sole della salvezza

Nessuno lo può sapere: ci si attacca a tutto anche alla scaramanzia, contro il destino, che come a Verona, questa volta non è stato brutale a Genova così come accaduto con il goal di Lopez che cancellò il sogno della finale play-off: lo stesso è ripartito, magari ancora assopito, ma da sempre albergato nel cuore di chi è diventato un lucide folle per continuare a sostenere la Salernitana nella mission impossible.

Dall'ascensore di Fazio, che ha fatto calare le quotazioni dei romantici di lumacone Rosina e pericardio-Cerci, si può e deve ripartire: già perchè Fazio è una scelta umana non contrattuale, tra due persone che si conoscono ed hanno fatto un patto: comunque vada si cadrà insieme per rialzarsi al di là della categoria di appartenenza. Per farlo bisogna essere campioni al netto del tempo da recuperare (giocando senza aver visto il campo da un anno), per ritornare ad essere quello di un tempo da persona integra (dentro e fuori) qual è il comandante.

E così dopo la resurrezione granata -si spera definitiva-, questa volta la Salernitana, in luogo dei cori beceri dell'Olimpico, scopre di essere nell'olimpo del calcio ove tifosi blucerchiati riconoscono l'onore delle armi a degli avversarii: alcuni vecchi, altri giovani e saranno (sicuramente) famosi, ma impavidi. Roba da far venire l'asma altro che Asmah, ma per una giusta causa.

Perchè basta ascoltarli i cuori granata: vogliono dire che il non vedere la Salernitana provoca un'emozione insolita, qualcosa di inspiegabile che li costringe a raccontarlo in musica.

Pensieri e note che vogliono cantare in una di quelle notti in cui le stelle sono solo loro due: Salerno e la Salernitana uniti in un solo abbraccio. Magari in una sera di fine maggio e poi...quel che sarà, sarà. Perchè loro, i 500 di Genova, all'unisono sono sempre bravi a dimostrare,in ogni parte d'italia, che ovunque vada la Salernitana, sapranno benissimo esprimere ciò che provano per lei... Comunque andrà a finire...