Salernitana: il bello di tornare a sognare ma con i piedi per terra
Dalla bellezza del neoacquisto Verdi alle scelte tattiche scellerate di Colantuono
Nella vita, oltre che nel calcio, l'essere umano tende sempre ad essere surrealista, ovvero cerca di bandire dalla mente il già visto e ricercare sempre il non visto. Questo perché chiunque può ricordare sempre da dove si è partiti ma mai dove si finirà. Ed il tifoso granata sa da dove è partito, ma stavolta con un altro spirito, coraggio, fiducia, i quali rendono qualsiasi soldato dedito al proprio comandante. E se quel comandante si chiama Sabatini e il nuovo condottiero si chiama Iervolino, allora chiunque si sentirà sempre amato e pronto a qualsiasi battaglia sportiva nonostante la mente cerca di cancellare, o almeno selezionare, il visto del match di lunedi sera. Se partiamo da ciò che non vorremo cancellare dalla nostra mente, possiamo rendere atto che i nuovi acquisti hanno dato nuova linfa vitale allo spirito e mentalità di una squadra intera. Come Dragusin sia stato un vero baluardo di difesa, di come Mazzocchi abbia messo cuore, gambe e polmoni per arare una fascia intera e cercare cross disperati in area. Fazio è un campione e presto lo vedremo in piena forma, ma è rassicurante vedere un giocatore di esperienza così che dirige un'intera fase difensiva. Abbiamo scoperto un soldato umile e che a testa bassa, anche lontano dai riflettori di presentazione, ha dato anima, compattezza, ordine alla linea mediana: Radovanovic rappresenta quel centrocampista "box to box" che fa sempre la differenza sia in fase di non possesso che di transizione, da quanto tempo mancava un mediano con i piedi buoni così a Salerno? Possiamo senza dubbio esaltare la nascita di un nuovo artista, il quale non si chiama Pirlo oppure Mihalovic altrimenti quella sua doppietta su punizione sarebbe su tutte le prime pagine dei rotocalchi sportivi. Ma a non non interessa ciò; conta che abbiamo scoperto un nuovo "Magic box" alla Zola, il quale dal niente tira fuori dal cilindro due parabole che dipingono l'Arechi come due arcobaleni e fanno esplodere il cuore in petto ai tifosi granata. Abbiamo scoperto il nostro nuovo Giotto, abbiamo ritrovato in Verdi quel numero dieci in grado di far tenere con il fiato sospeso uno stadio intero ogni volta che tocca palla. Abbiamo riscoperto la qualità, di quanto le leggi della balistica si sposino perfettamente con l'idea di bellezza. Grazie Simone, perché nonostante tutto e nonostante il pareggio, ci hai fatto stampare nella mente quelle due traiettorie cui le custodiremo nel cuore come la nostra opera d'arte preferita. Impatto discreto di Mousset, forse penalizzato dalle scelte (scellerate) del mister che probabilmente lo hanno messo a disagio in un modulo non suo. Perché se Mousset è una buona prima punta, allora non sarebbe stato meglio farlo affiancare da una seconda punta? E perché quella seconda punta che abbiamo, ovvero Bonazzoli, è stato relegato in tribuna senza alcun comunicato stampa ufficiale? In un match così importante per noi? Tutte queste domande hanno fatto finire sotto accusa le scelte tattiche di Colantuono. Ma soprattutto, non è possibile perdonare una mancanza di atteggiamento propositivo, coraggio iniziativa, voglia di aggredire gli avversari. Perché se è vero che lo Spezia gioca un discreto calcio e la squadra di Motta tiene bene il campo con ottime quadrature, non è concepibile assolutamente preparare un match così delicato nel solo non prendere gol, come se fosse uno zero a zero qualsiasi da squadre di metà classifica. La mentalità passiva, flebile ed impaurita del mister, oltre che lo sbagliato approccio mentale di Colantuono è in completo contrasto con il processo di rinascita, sviluppo e di nuova vitalità voluto da Iervolino e Sabatini. I tifosi sono stanchi di questi approcci arrendevoli e subire sempre le umiliazioni che ogni squadra avversaria viene a giocare all'Arechi, può fare bottino di guerra senza che i padroni di casa siano con il sangue agli occhi per rendergli almeno la vita difficile. Tutto ciò non possiamo assolutamente accettarlo, caro mister, perché noi tifosi vogliamo anche retrocedere ma con la consapevolezza di avercela giocata con tutti, dalla prima all'ultima in classifica. Perché comunque la squadra uscirà lo stesso tra gli applausi dopo una sconfitta cui ha dato molto di più di quanto possono, anche a livello tecnico. Noi vogliamo una dimostrazione di cuore e cattiveria come noi tifosi infodiamo ogni giorno. Perché "è finita" si dice solo alla fine, ma io potrò essere orgoglioso di avere una vita appagante se sono disposto a dare il sangue per ogni pezzo di centimetro di campo. Mister, lei è in guerra, ora. Lo sanno tutti, i nuovi acquisti che hanno accettato di venire a giocare per questa missione, che non sarebbero stati tempi felici. Ma siamo in guerra, per colpa di altri, certo, ma è nostro dovere ora provare a vincere e sentirsi orgogliosi di ciò che abbiamo fatto per inseguire un sogno. Chi si sente di stare in prima barricata per questa causa, avrà sempre un posto speciale nel nostro cuore, sarà quel che sarà. Ma sapendo di lottare accanto il nostro comandante Sabatini, ormai niente piu' puo' farci paura.
Antonio Scafuri