Eddy Cabianca, il jolly che tiene insieme la Salernitana: storia, crescita e la nuova ricaduta che pesa su una difesa orfana del suo 22enne più utilizzato
Lesione di II grado al bicipite femorale destro e stop al 31’ con il Crotone: Raffaele perde il suo perno più duttile.
È il 10 novembre 2025 all’Arechi quando, al minuto 31 di Salernitana–Crotone, Eddy Cabianca alza le mani al volto e chiede il cambio. Un gesto che racconta più di mille parole: un altro infortunio muscolare, proprio dove aveva già sofferto. La risonanza magnetica ha confermato una lesione di media entità — secondo grado — al bicipite femorale della gamba destra. Per Giuseppe Raffaele è una perdita che fa rumore: fino agli infortuni, Cabianca era stato il difensore più impiegato, un elemento imprescindibile nell’equilibrio di una squadra che, da quando lui è mancato, ha inevitabilmente concesso di più.
Nato il 10 febbraio 2003, Cabianca incarna la figura del difensore moderno: applicato, rapido nella lettura, capace di adattarsi a più ruoli della linea arretrata. Centrale, braccetto o laterale a seconda delle necessità: un vero jolly. Calcisticamente cresce nel Padova, poi si fa le ossa in Serie D tra Mestre e Luparense. È la Virtus Verona a offrirgli il primo campionato da professionista, impreziosito da 4 gol in 30 presenze: numeri che raccontano personalità e presenza nelle due fasi. La Cremonese lo mette sotto contratto, quindi l’esperienza alla Feralpisalò in Serie C (girone A) e, infine, l’approdo a Salerno in prestito: un passaggio che lo ha visto inserirsi subito nelle gerarchie granata.
La sua stagione prende però una piega storta nel derby con il Giugliano: in quell’occasione è costretto a lasciare il campo nella ripresa e resta ai box per circa un mese e mezzo. Il rientro a Latina sembra il segnale della svolta, anche perché — come spiegato dallo stesso Raffaele — Cabianca aveva alle spalle due settimane piene di allenamenti in gruppo. Poi, la doccia fredda contro il Crotone: una fitta nello stesso punto, la sostituzione (dentro Matino) e la consapevolezza che serviranno prudenza e pazienza.
Le ricadute muscolari, si sa, non si gestiscono con la fretta. I tempi ufficiali non sono ancora stati comunicati, ma una lesione di secondo grado al bicipite femorale suggerisce con ogni probabilità uno stop nell’ordine di diverse settimane. Tradotto: la Salernitana dovrà ricalibrare coperture, uscite e aggressioni preventive senza il suo titolare più utilizzato, quello che garantiva letture pulite sull’anticipo e una costruzione semplice ma efficace per superare la prima pressione avversaria.
L’assenza di Cabianca non è solo un dato di formazione: è un tema di identità. Con lui in campo, la linea ha mostrato compattezza e tempi più corti; senza di lui, i granata hanno pagato qualche disattenzione in più e qualche metro concesso di troppo. Non è un caso se, nelle gare in cui è mancato, la squadra ha finito per subire più gol: quando togli un cardine, l’intero meccanismo vibra.
Il diretto interessato, intanto, ha affidato ai social un messaggio di maturità e appartenenza. Niente vittimismo, solo la promessa di rientrare al momento giusto: “Un altro ostacolo da superare. La vostra energia e il vostro affetto mi danno forza: tornerò più forte e determinato per lottare con i miei compagni”. Parole misurate, da professionista, che raccontano la testa giusta per restare dentro la squadra anche quando il campo ti è precluso.
Per Raffaele si apre un periodo di soluzioni alternative: rotazioni forzate, minutaggi rimodulati, e la necessità di coprire non solo un ruolo ma un insieme di compiti che Cabianca svolgeva con continuità. La buona notizia è che il giocatore ha appena 22 anni e una struttura caratteriale già formata: con la gestione corretta dei carichi e una progressione senza strappi, potrà rientrare e riprendersi quel posto guadagnato sul campo.
Nel frattempo, la Salernitana dovrà fare ciò che fanno le squadre mature: proteggere il proprio jolly fuori dal tavolo e imparare a vincere anche senza una carta fondamentale. Quando tornerà, il campo ritroverà non solo un difensore duttile, ma l’ingranaggio che tiene insieme più parti del sistema. E per una squadra che insegue obiettivi ambiziosi, non c’è promessa più preziosa.