Boxing day all'inglese per la Salernitana di Gian Piero Ventura. Ma, all'Arechi, di britannico vecchio stampo c'è ben poco. Perché la prestazione sfoderata dal Cavalluccio è di quelle importanti. Che rimanda la mente al calcio latino. Fatto di fraseggi rapidi, di ripartenze concrete e di grande dinamismo. E a salire in cattedra è l'uomo che non t'aspetti. Djuric, sceso in campo dal primo minuto e con un conto in sospeso da pagare. Riferito all'errore clamoroso del Castellani di Empoli allo scadere. Il bosniaco, senza timori, ha calcato il prato verde di via Allende e affrontato la torcida granata. Con una responsabilità maggiore. La fascia di Capitano al braccio, per sostituire l'assente Migliorini e il panchinaro Di Tacchio. E il gigante in maglia numero 11 e col nome Milan stampato sulla casacca risponde subito presente. Gli bastano pochissimi secondi dal fischio d'inizio per sfruttare il preciso traversone di Lombardi e sbloccare il risultato. Match indirizzato sul giusto binario e Bersagliera che si scrolla quell'inquietudine delle ultime settimane. Ed è ancora Djuric a tenere alta la concentrazione dei compagni. Da vero leader. Lotta, combatte in mezzo al campo. Controlla i palloni che vagano dalla sua parte per far salire il team e far rifiatare la difesa. Imposta alcuni contropiedi interessanti e cerca di dare un contributo anche in fase di non possesso. Poi, attorno all'ora di gioco, s'inventa una conclusione di destro dai 25 metri. Un tiro non nelle sue corde. Ma lui ci prova e viene premiato. Sfera all'angolino, boato all'Arechi ed esultanza sotto i distinti. Il centravanti si fa perdonare e - soprattutto all'81', al momento del cambio - viene accompagnato da una standing ovation. Meritatissima. Per un ragazzo che, nonostante difficoltà e critiche, non ha mai proferito parole fuori dalle righe. Ha lavorato e lavora per il bene del club e della piazza. Gli errori fanno parte del gioco. E, oggi, Milan si è messo alle spalle la pecca di Empoli e ha trascinato la Salernitana al successo.