La seconda “x” consecutiva a reti inviolate – dopo Latina, anche contro il Crotone – toglie alla Salernitana il primato ma non l’inerzia del suo cammino. La classifica dice Catania 28, Salernitana 27, Benevento 26: vetta a portata di mano, rammarico per un episodio che avrebbe potuto cambiare il finale. Giuseppe Raffaele, però, sceglie la rotta dell’ottimismo e difende la solidità costruita in queste settimane.

«Questo punto dà continuità al nostro campionato: si vuole vincere sempre, ma non è sempre possibile», ha spiegato a caldo a Rai Sport, sottolineando il peso specifico dell’avversario: «Di fronte avevamo una diretta concorrente alla promozione che, al di là della classifica del momento, farà un torneo importante». La lettura del match è lineare: «Nel primo tempo ci è mancato il gioco e le due sostituzioni ci hanno tolto qualcosa, ma non dev’essere un alibi. Nella ripresa abbiamo spinto fino alla fine senza trovare il gol».

A Lira Tv Raffaele ha rimarcato l’equilibrio del confronto: «Gara tirata: noi abbiamo provato a fare la partita, loro a ripartire. Nella seconda metà siamo stati meno precisi e su un episodio dubbio ci siamo visti annullare una rete». L’allenatore non nasconde l’impasse offensiva, scelta però di campo e non di principio: «Stiamo faticando a segnare, ma continuiamo a lavorare. Sono soddisfatto dello spirito. Due infortuni mi hanno costretto a cambiare il piano gara e a cercare strade diverse per scardinare il loro blocco».

Scelte e uomini. «Ferraris l’ho tenuto a riposo: aveva accusato un affaticamento. Ho puntato su Knezovic per la soluzione del tiro da fuori e l’imbucata. Nel primo tempo abbiamo dovuto ritarare gli equilibri». Il tema infortuni attraversa tutta la serata: «Per Villa, per fortuna, parliamo soprattutto di un grande spavento. Cabianca si era allenato bene da due settimane ma si è dovuto fermare di nuovo: lo valuteremo. Queste situazioni hanno condizionato i cambi». Sulla gestione dei momenti: «Le tante interruzioni spezzano il ritmo. Avevamo trovato il gol e creato situazioni pericolose, senza concedere nulla a loro. La continuità c’è ed è un segnale. I campionati non si decidono a novembre: abbiamo lavorato sugli equilibri difensivi e si vede, adesso dobbiamo essere più lucidi negli ultimi metri».

In sala stampa il tecnico è tornato sull’impatto emotivo dell’infortunio a Villa: «Lo stadio è rimasto ammutolito. La cosa più importante è che stia bene. Appena ci siamo riassestati, abbiamo perso Cabianca e abbiamo dovuto cambiare di nuovo». L’analisi della partita resta positiva: «Nel primo tempo abbiamo avuto tre occasioni restando molto ordinati dietro. Nella ripresa abbiamo spinto, soprattutto sul lato sinistro, lavorando bene in ampiezza e nel palleggio. Alcuni episodi ci sono stati sfavorevoli, ma la gara l’abbiamo interpretata nel modo giusto, soprattutto dopo l’intervallo».

Il piano B in corsa: «Volevamo liberare Knezovic al tiro e dare ampiezza a Villa; poi l’andamento è cambiato. Siamo stati bravi a non disunirci. Nella ripresa abbiamo cercato più robustezza in mezzo e con Achik volevamo rifornire le punte. Abbiamo raggiunto un equilibrio difensivo importante: non abbiamo concesso neppure una ripartenza pulita. A Latina non avevamo fatto un buon primo tempo, oggi la crescita si è vista nella seconda parte. Dobbiamo trovare soluzioni per essere più pericolosi e imprevedibili».

Capitolo singoli e gestione delle energie: «Torneremo a segnare con gli attaccanti: il reparto è buono e io adesso sono più tranquillo di qualche settimana fa. Inglese l’ho risparmiato con la Casertana; Cabianca poteva rientrare già la scorsa settimana e invece si è fermato; con De Boer andrò cauto perché per noi è fondamentale: gli servirà un’altra settimana di lavoro prima di decidere. Qualche errore di “pulizia” nel passaggio nasce anche dall’assenza di giocatori di grande qualità. Ferraris oggi ha rifiatato e in settimana lo ritroveremo più fresco».

Spazio anche alla crescita dei più giovani: «Quirini l’ho usato quasi sempre da quinto, tranne le prime due, quando ci serviva ritmo dentro al campo. È un 2003 in una piazza importante: sbagliare può capitare, ma serve andare avanti». E alla fotografia del momento: «Siamo secondi per la prima volta, a un punto dalla prima. Dispiace per le ultime due gare, ma la squadra c’è. Se non ci avessero annullato il gol, l’avremmo portata a casa. Dobbiamo creare di più mantenendo questa compattezza, che è determinante».

Sul ventaglio delle soluzioni offensive: «Ferraris l’anno scorso ha fatto il terzo a sinistra, per me è la seconda punta ideale. Inglese e Ferrari danno peso. A Latina abbiamo usato il sistema che lo ha aiutato a segnare dieci gol la scorsa stagione. In ogni partita Ferraris ha avuto tante chance, non sempre le ha sfruttate anche per lucidità: adesso, dopo il riposo, può tornare più pericoloso. Va sostenuto anche quando non segna: non bisogna “spingerlo” sempre e soltanto vicino alla porta». Sulla rotta da qui alla sosta: «Non abbiamo fatto poco, anzi. Restano episodi che lasciano amaro in bocca, ma le cose positive sono molte. Anche dopo le cinque vittorie di fila avevo detto che c’era qualcosa da migliorare. La nostra media è oltre i due punti a gara: va tenuta fino alla sosta per darci ossigeno in vista del ritorno».

La chiosa è un manifesto di metodo e ambizione: «Per me conta arrivare primi alla fine. Non sentiamo pressione: vogliamo provare a vincerle tutte, anche contro le squadre forti. Il percorso è interpretato bene, ma dobbiamo crescere ancora. Gli attaccanti torneranno a fare gol: è fondamentale per la loro autostima».

Intanto la classifica si comprime e l’agenda non aspetta: domenica prossima trasferta ad Altamura. Per restare in scia e riprendersi subito ciò che è sfuggito negli ultimi 180 minuti, per la Salernitana l’obiettivo è chiaro: servono tre punti.