Ore 21 inizia la finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus in un’atmosfera surreale che doveva essere addolcita dall’idea del pubblico virtuale che è stato sperimentato in questa partita per la prima volta, ma che si è rivelata un flop secondo i commenti di tantissimi tifosi e sportivi italiani. Una partita non bella così come sono state le semifinali, giocatori smarriti, spesso senza idee e solo a tratti si è visto qualche sprazzo di buon calcio e tra i migliori in campo ci sono i due portieri, strano a dirsi, ma è così. Il passato della Nazionale italiana (Gianluigi Buffon) contro il presente (Alex Meret), che hanno neutralizzato le occasioni più importanti delle due compagini rispondendo sempre presente (a proposito di grinta, quel ragazzino di 42 anni non finisce mai di stupire). Zero a zero, calci di rigore e i partenopei hanno la meglio.  Ma il vero protagonista d questa vittoria è Rino Gattuso. Il coraggio e la forza d’animo di questo pezzo di storia granata sono da elogiare perché nonostante la perdita della sorella ed il dolore che porta dentro, ha dato tutto sé stesso, caricando la squadra come solo lui sa fare e portando a casa la vittoria. Mille pensieri in testa, fin dal mese di febbraio quando la sorella Francesca fu ricoverata ed operata, poi la pandemia e poi purtroppo la sua morte. Ogni sera era solito chiamarla al telefono, lei in una stanza d’ospedale di Busto Arsizio a combattere contro il diabete e lui immerso negli studi tattici su come mettere in campo la squadra per neutralizzare gli avversari, i nerazzurri di Conte. Anche in questo caso ha dimostrato, come faceva in campo, il suo grande carattere e prima è riuscito ad eliminare l’Inter e poi a mettere in campo “undici mini Gattuso” e a battere la vecchia signora che tutti davano per vincente.  Una Juve irriconoscibile ma il buon Rino lo sapeva, aveva visto la semifinale contro il Milan, non ha preso la partita sotto gamba, ha chiesto ai suoi di combattere fino alla fine e ci è riuscito. Non un filosofo di calcio, ma un pragmatico, un pratico del “prima non prenderle”. Ovvio che un granata di Salerno non può gioire per una vittoria di una rivale ma sicuro ha almeno sorriso per la vittoria di uno dei simboli della storia della Salernitana, quel Gennaro Gattuso che ha conquistato subito i tifosi in quel 1998 perché era uno di quelli che sudava la maglia e non si arrendeva mai, quel classico calciatore che chi segue il calcio specie dagli spalti ama.  Se ne accorsero pure i tifosi Milanisti e poi quelli del Sion, ma anche quelli dei Rangers di Glasgow e tutto il calcio italiano quando indossò quella maglia azzurra grazie alla quale vinse l’Europeo Under 21 nel 2000 e i mondiali in Germania nel 2006; ovunque è andato ha lasciato il segno. Tutti si sono uniti a lui in un abbraccio simbolico dopo il lutto che l’ha colpito lo scorso due giugno e siamo convinti che tutti stanno applaudendo questa sua vittoria che sicuramente avrà dedicato a Francesca, perché in queste circostanze non conta il tifo ma la sportività e la solidarietà.