Una nuova, insignificante e grigia pagina scritta nella storia recente della Salernitana. Un canovaccio ripetitivo e fastidioso si ripresenta alle porte della Bersagliera. E una piazza, ormai martoriata e bistrattata, che ha riposto qualsivoglia speranza nel cassetto più remoto della coscienza. Il Cavalluccio delude, come da tradizione. È successo al primo anno di cadetteria, quando buona parte del gruppo era inadatto a contrastare le più quotate del torneo. E, replica dopo replica, la monotonia granata è venuta fuori anche alla quinta stagione. L'obiettivo playoff - sbandierato per larga parte dell'annata - è stato sostituito da un anonimo decimo posto, al centro della graduatoria e lineare con ciò che è stato mostrato nel passato più fresco.

Vietato sognare. Questa è la voce che si rincorre negli ambienti della tifoseria. Perché, al netto delle banali esternazioni di chi dovrebbe conoscere realmente i fatti, la Salernitana è destinata a vivere all'ombra. L'articolo 16 bis delle Noif, a differenza di quanto possano asserire alcuni organi di (dis)informazione, è una normativa vigente e che - almeno momentaneamente - nega al proprietario il controllo di più società appartenenti alla sfera professionistica (c'è una derega in atto per il club dell'Arechi) e nella medesima serie. Dunque, il tema della multiproprietà è tutto tranne che campato in aria per mera voglia di danneggiare la Salernitana.

Tuttavia, la disamina non vuol soffermarsi sulle questioni amministrative. Il campo è sovrano e ha decretato l'ennesimo fallimento progettuale della dirigenza, dello staff tecnico e della squadra. In maniera razionale, non si è alla ricerca di un capro espiatorio. Sul banco degli imputati ci finiscono tutti. Si parte dall'alto. Da Lotito e Mezzaroma, assenti per gran parte del campionato e rivisti in quel di via Allende solo nelle ultime apparizioni. Poco presenti a sostenere la squadra nel momento di maggiore difficoltà. Sempre trinceratisi dietro un silenzio assordante e tutt'altro che inclini a riportare serenità in città.

Il direttore sportivo Fabiani e alcune operazioni di mercato che restano disscutibili. Dal tesseramento di uno sconcertante Billong alla gestione dell'operazione-flop Cerci. Non va dimenticata la cessione sul gong invernale di Cicerelli alla Lazio e un progetto tecnico che dovrà essere ridisegnato in vista della prossima stagione. Gli errori di Ventura che, d'altra parte, è riuscito a fare quel che ha potuto con una rosa ridotta all'osso. È andato in tilt nel rush finale, una critica va fatta alle formazioni utilizzate e alle letture a gara in corso. Tuttavia, gli attacchi rivolti al mister sono totalmente gratuiti e privi di fondamento. Ha dato l'identità a un gruppo proveniente da una retrocessione sul campo e ha consentito ai granata di poter dare spallate in classifica a formazioni qualitativamente superiori. Infine, gli errori dei singoli calciatori, di coloro che hanno la testa alla casa-madre romana e l'incredibile insuccesso di quelli giunti e dichiarati un lusso per la categoria.

Altrove si festeggia la promozione. Il Benevento ha eguagliato - in una manciata di stagioni - il numero di presenze della Bersagliera in Serie A. E, dopo aver osservato Spal, Parma e Lecce compiere il doppio salto (e il Pordenone in attesa dei playoff), la Salernitana è costretta ancora a far i complimenti alle vittorie altrui.