Gravina si dice soddisfatto del TAR, ma il calcio italiano ha smarrito ogni coerenza Sancito l’addio alla Serie B per la Salernitana.
Il presidente FIGC elogia il rispetto delle regole, ma nel sistema regna la disparità di trattamento

Nel giorno in cui la giustizia amministrativa ha messo un punto fermo sulla vicenda della Salernitana, il presidente federale Gabriele Gravina si è presentato davanti ai cronisti al termine del Consiglio Federale con toni pacati e parole di apparente serenità. Eppure, dietro il linguaggio istituzionale e i soliti riferimenti al “rispetto delle norme”, si cela ancora una volta l’immagine sfocata di un calcio italiano incapace di applicare i principi in modo uniforme, coerente e soprattutto giusto.
“Abbiamo preso atto dell’esclusione del Brescia, discusso della nuova Commissione dei controlli e fissato un nuovo Consiglio Federale per il 24 luglio”, ha spiegato Gravina, riferendosi alle decisioni assunte oggi a Roma. Tra i temi affrontati, anche il Decreto Sport, su cui la FIGC intende intervenire in fase di conversione parlamentare. Ma è sul caso Salernitana che le parole del numero uno del calcio italiano assumono un significato particolare: “Accogliamo con soddisfazione il verdetto del TAR del Lazio. Conferma la correttezza del nostro operato. Ci dispiace per Salerno, una piazza importante, ma le regole vanno rispettate”.
Parole nette, forse anche giuste nella forma. Ma nella sostanza, lasciano spazio a riflessioni amare. Perché se davvero il calcio italiano fosse governato da regole ferree e imparziali, oggi non ci troveremmo a commentare un’esclusione come quella della Salernitana mentre, nello stesso tempo, una società come la Sampdoria – con un carico debitorio pesantissimo sulle spalle – viene regolarmente iscritta al campionato di Serie B senza che nessuno alzi un sopracciglio.
Due pesi, due misure. Come sempre. Con società storiche condannate a pagare fino all’ultimo centesimo, mentre ad altre – più “comode” o meglio inserite nei palazzi romani – viene concesso ogni margine di manovra. Eppure il presidente Gravina continua a parlare di “rispetto delle norme” come se le regole non fossero mai state piegate, ritoccate o applicate a convenienza.
Il problema non è solo giuridico, ma etico. È la credibilità di un intero sistema che viene messa in discussione, giorno dopo giorno, sentenza dopo sentenza. La Salernitana non è caduta per debiti o bilanci truccati. Eppure è fuori. Mentre altrove si chiude un occhio, o entrambi, per non disturbare equilibri delicati.
A rimetterci, come sempre, è il tifoso. Quello che paga, sogna, spera. Quello che a Salerno, come in altre piazze, non chiede favoritismi, ma solo giustizia. La vera giustizia. Quella che in questo calcio – nonostante le conferenze stampa e i proclami di legalità – appare sempre più come una parola vuota, usata solo quando fa comodo.